VOCE
Cavarzere
30.09.2022 - 19:51
La Bottecchia smette di bruciare: il capannone è stato posto sotto sequestro, a disposizione dell’autorità giudiziaria per le indagini. Peraltro, Arpav conferma l’assenza di rischi per la salubrità dell’aria: le concentrazioni di idrocarburi aromatici non sono significative. Ma il sindaco Pierfrancesco Munari ordina di sospendere l’irrigazione dei terreni, orti e giardini privati e l'abbeveramento di bestiame con acqua proveniente dai canali limitrofi al luogo dell’incendio: “Abbiamo incaricato una ditta per la bonifica delle aree e dei canali al fine di garantire la pubblica incolumità”, ha detto Munari.
“Nulla di preoccupante - avverte Munari - ma atti dovuti avendo riversato per lo spegnimento dell’incendio, decine di migliaia di litri di acqua che inevitabilmente sono ricaduti nei fossati”.
L’ordinanza è stata disposta a seguito dell’incendio avvenuto domenica scorsa alla fabbrica della Bottecchia, a seguito del quale Arpav ha seguito dei campionamenti per verificare la ripercussione delle acque di spegnimento dell’incendio sulle acque di scolo limitrofe. Ad oggi però i risultati delle analisi delle acque del canale di via Enzo Ferrari (dove sono percolate le acque di spegnimento dell'incendio) non sono ancora disponibili. “Come comunicato dai tecnici Arpav, è necessario procedere alla pulizia dei tratti di fossi e canali coinvolti, al fine di scongiurare il defluire delle sostanze inquinanti generatisi dall'intervento nel Gorzone e si consiglia in via precauzionale di interdire l'uso delle acque a scopo irriguo - si legge nel documento del Comune - Ritenuto, per ragioni di tutela della salute pubblica di provvedere in merito, disponendo la sospensione dell'irrigazione dei terreni, orti e giardini privati e l'abbeveramento di bestiame con acqua proveniente dallo scolo secondario superiore (Foresto) e canali limitrofi”.
L’ordinanza sarà valida fino a nuove comunicazioni sulla qualità dell’acqua da parte dell'autorità competente.
Sono passati ormai sei giorni dall’enorme incendio alla storica fabbrica di biciclette Bottecchia, ingoiata dalle fiamme domenica scorsa, pare a seguito di cause accidentali. In questi giorni sono state effettuate alcune operazioni di rimozione dei detriti presenti per spegnere gli ultimi focolai, e ieri pomeriggio il capannone di 6000 metri quadri è stato posto sotto sequestro, a disposizione dell’autorità giudiziaria per le indagini del caso, così da far luce sulle cause che hanno provocato il disastro.
Nonostante i danni ingenti, però, secondo i vertici dell’azienda questo è sarà solo un nuovo inizio, un punto da cui ricominciare: “La leggenda narra che l’araba fenice rinasce dalle proprie ceneri più bella che mai… allora vi informiamo che l’”Aquilotto” - storico simbolo della Bottecchia ndr -, presto, molto presto (ancor prima di quanto si possa credere) tornerà in volo più forte e bello di prima”: queste le parole di Angelo Fiore, agente di commercio dell’azienda.
Peraltro, sono pervenuti ulteriori dati da parte di tecnici di Arpav, intervenuti sia nel giorno dell’incendio, sia il lunedì successivo, ma anche lo scorso giovedì per eseguire alcuni campionamenti delle ricadute dei fumi. “Non si riscontrano concentrazioni anomale degli inquinanti. I valori sono quelli tipici prodotti da un evento di combustione”, avevano spiegato, e anche gli ultimi dati confermano le rilevazioni fatte in precedenza: “Gli esiti dei campionamenti dei microinquinanti organici eseguiti con campionatore alto volume tra le 19.30 e le 21.15 del 25 settembre, a Cavarzere, in prossimità dell’incendio e sottovento allo stesso, hanno evidenziato concentrazioni di idrocarburi policiclici aromatici non significative e compatibili con un evento di combustione. Il valore di benzo(a)pirene rilevato è stato pari a 8.5 nanogrammi al metrocubo. Anche per gli altri microinquinanti organici - diossine e furani, pcb - la tossicità equivalente associata alla presenza di diossine e furani (6399 femtogrammi al metro cubo) e ai pcb (283 femtogrammi al metro cubo) è risultata poco rilevante”.
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