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Sanità
16.11.2022 - 11:02
Mancano i medici di base e sei consiglieri regionali hanno presentato all'assessore regionale Manuela Lanzarin un dossier che fotografa la situazione con 586 zone scoperte completamente di medici di base. A Rovigo sono 37 le zone carenti.
L'azienda Zero, come riporta il Mattino di Padova, ne dovrebbe assumere 600, ma trovare un medico è come trovare un tesoro. Per un "concorso di colpe", quando le Usl bandiscono i concorsi le aule sono deserte.
Nei pronto soccorso degli ospedali mancano 270 dottori e per coprire le guardie e le emergenze si arruolano liberi professionisti pagati 100 euro l’ora. È la legge del mercato. I sei consiglieri regionali (Possamai, Camani, Zottis, Bigon, Montanariello e Zanoni) hanno presentato un dossier in cui si fotografa la crisi dell’assistenza di base.
Le zone carenti sono 586, con un massimale di 1800 pazienti, il più alto d’Italia: in testa c’è Verona con 142 ambulatori deserti, seguita da Vicenza con 132 e poi da Treviso e Padova a quota 73 e 72. Soffre ancora di più Venezia con 91 posti vacanti, seguita da Belluno e Rovigo con 37.
Il doppio dossier denso di statistiche si chiude con un pacchetto di proposte, delineate nel dettaglio dal capogruppo Giacomo Possamai e da Annamaria Bigon, vicepresidente della V commissione.
Tema centrale resta quello delle borse di studio: bisogna formare almeno 600 giovani nei prossimi due anni, 1200 entro il 2027. E sui numeri il Pd è meno ottimista rispetto all’assessora Manuela Lanzarin, secondo cui non esiste alcun deficit nel turn over dei medici di base rispetto alla programmazione del corso di laurea.
Quanto al massimale di 1800 pazienti, deve scattare solo in via eccezionale per superare l’emergenza Covid. Non è finita: spazio alla telemedicina e all’ammodernamento tecnologico; l’introduzione della specializzazione universitaria, rendendo maggiormente attrattiva la professione, dotandola di margini più ampi in termini di possibilità di carriera. Infine bisogna accelerare con le Case di Comunità. Le ha volute Speranza con il fondi del Pnrr. Chissà se per la Meloni e il ministro Schillaci sono ancora una priorità.
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