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Paola Ghidoni: “Giovani, vera risorsa della terra”

L'europarlamentare domenica a Rovigo per il Ringraziamento. “L’Europa sostenga la nostra agricoltura senza appiattire le specificità”.

Paola Ghidoni: “Giovani, vera risorsa della terra”

Paola Ghidoni, tra i banchi dell’europarlamento

“L’Europa è una grande risorsa per i nostri agricoltori, ma dall’altra parte l’Unione deve mantenere un legame forte con i territori e le loro specificità. Di ipotesi come cibo sintetico o prodotti in vitro non vogliamo neanche sentire parlare”.

Paola Ghidoni, 59 anni, nata a Montecchio, in provincia di Vicenza, ma da sempre padovana doc, da due settimane è entrata al parlamento europeo, nelle file della Lega, prendendo il posto della collega Mara Bizzotto, eletta al Senato. “L’ho sostituita anche in commissione agricoltura”, precisa. E in questa sua nuove veste domenica 20 novembre sarà a Rovigo, per partecipare alla Giornata del Ringraziamento, prima a palazzo Nodari e poi al Duomo per la messa celebrata dal vescovo.

Onorevole, spesso l’Europa viene avvertita come un grande nemico dai nostri agricoltori. Perché?

“E’ un problema che nasce lontano. Dobbiamo far capire a tutti che si può essere europei, e io mi sento assolutamente europeista, senza perdere il legame con il proprio territorio. Ma dall’altra parte l’Unione deve comprendere che esistono differenze territoriali: non si può pensare di appiattire tutto ad una stessa piattaforma. Semplificare non è sempre un valore”.

Da commercialista, come si trova a dover affrontare i problemi dell’agricoltura?

“Non è un campo del tutto nuovo per me. A suo tempo, ho gestito direttamente le pratiche di liquidazione di quello che fu l’ultimo contratto di mezzadria, prima della sua abolizione. Conosco bene la materia dal punto di vista tecnico e giuridico. Ora studierò anche dal punto di vista pratico: anzi, ascolterò. Perché è questo che deve fare un politico: avere la modestia, e l’umiltà, di essere tramite dei bisogni e delle istanze dei cittadini nei confronti dell’istituzione”.

E in questo si inserisce la sua visita in Polesine: verrà qui per ascoltare i nostri agricoltori?

“Sì. Parteciperò a questa festa che, tradizionalmente, chiude l’anno agricolo e che è davvero importante. Del resto, siamo tutti cristiani e vino e pane fanno parte della nostra cultura fin dal Vangelo. Un’identità che nessuno può negare e di fronte al quale dico all’Europa: valorizziamo, insieme, il legame con la terra e le specificità di ogni territorio, con apposite misure e incentivi”.

Che ne pensa della nuova Pac?

“Che ci sia qualcosa che non va è chiaro: si tratta di uno strumento chiuso ma ancora genera dibattiti e osservazioni come se fosse ancora aperto. Dobbiamo approfondire gli aspetti che non vanno, e per farlo dobbiamo ascoltare gli agricoltori: sono loro a dover dire a noi, politici e tecnici, cosa fare. Non viceversa”.

Qual è il futuro dell’agricoltura?

“Giovani e innovazione. Sono sempre di più i ragazzi, anche laureati, che tornano a coltivare i campi. E’ una buona notizia, e spero anzi che il fenomeno aumenti: dove non c’è agricoltura, dove il territorio non è presidiato, succedono disastri naturali. Teniamoci ben stretto chi cura il territorio”.

E sulle trivellazioni, qual è la sua posizione?

“Non è tra le mie competenze, ma mi pare che il Polesine da questo punto di vista abbia già dato. Direi un bel: trivelle, anche no”.

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Commenti all'articolo

  • frank1

    20 Novembre 2022 - 15:43

    l'europa ha distrutto l'agricultra e il settore ittico..fin qui non ci piove.non ha tutelato i nostri prodotto conosciuti nel mondo,ma non interviene sui tarocchi..tipo il parmisa..il prosek..tanto per citare qualcuno.all'europa un consiglio:cambiare lavoro

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