VOCE
il caso
25.11.2022 - 22:59
Ancora la sindrome del Nimby. I contestatori: “Potrebbe diffondere inquinanti nell’aria e nei campi”
VILLANOVA DEL GHEBBO - No, no, e ancora no. E’ lunga la sequenza dei no a a questo o quell’insediamento. Un elenco lungo che in Polesine ora si arricchisce del No al forno per le salme. In passato la sindrome del Nimby era apparsa per la centrale Enel di Porto Tolle, il rigassificatore di Porto Viro, il Parco del Delta, la Nogara mare e tanti altri piccoli e grandi progetti. Insomma fatelo pure ma “non nel mio giardino”. Come se la novità fosse sempre e comunque negativa. In qualche caso, come per il carbone, magari lo era veramente, ma in molti altri no.
Ed ora anche per il progetto dl forno per le salme, nasce il comitato per il No. E’ pronto a dare battaglia il neonato comitato “No forno crematorio” che raggruppa cittadini non solo di Villanova del Ghebbo, ma anche dei vicini territori di Lendinara e Lusia, per cercare di fermare l’insediamento di un nuovo impianto per la cremazione delle salme nel territorio comunale di Villanova del Ghebbo. A spiegare le motivazioni di questa opposizione, è Moreno Ferrari, leader locale dei no vax e referente per il polesine del partito “Vita” e membro fondatore del comitato. “Un forno crematorio in mezzo ad aziende agricole a Villanova del Ghebbo non ha senso - spiega lo stesso Ferrari - Questo impianto, fermato già anni fa per pressioni politiche, verrebbe a trovarsi nel cuore del territorio polesano, tra varie aziende agricole anche a futura vocazione biologica. La cosa, che di primo acchito potrebbe sembrare di normale routine amministrativa, sta creando in realtà non pochi dissapori tra i cittadini, memori del precedente tentativo risalente a qualche anno fa, sempre nello stesso comune e sempre con lo stesso sindaco. Allora, anche se le cose non andarono bene per i costruttori del forno e l’amministrazione comunale favorevole, trasparì che un simile impianto porta con sè un carico di diossine, mercurio, arsenico, piombo e altri veleni, così pesante da poter creare problemi seri per ambiente e salute umana, al punto da non trovare ditte pronte a smaltirne i filtri”.
“Ora le cose sembrano diverse, non chiare - continua Ferrari - Non si capisce a che punto sia l’iter autorizzativo, ne quante saranno le salme che verranno bruciate e per quanti anni. Di certo però c’è la volontà di molte famiglie di combattere contro questo inceneritore di cui non si capisce la ragione e che, alle 2000 anime di Villanova, comune a vocazione agricolo-artigianale, non sembra promettere niente di buono”.
Ferrari racconta poi come il comitato “No al forno crematorio” assieme ad un gruppo di cittadini dei comuni di Villanova, Lendinara e Lusia, abbia scritto una lettera aperta indirizzata al prefetto di Rovigo, alla popolazione e alla stampa. “Siamo un gruppo di cittadini residenti nei Comuni di Villanova del Ghebbo, Lusia e Lendinara, ci rivolgiamo a lei - dice la lettera - per sottoporle un quesito che al di là dei meri interessi di bottega esige una risposta prima di tutto sensata, umana, razionale. Le sembra normale che qui, tra i nostri tre Comuni, le nostre terre, a chiara vocazione agricola, di eccellenza agricola, si voglia costruire un inceneritore di salme che brucerà negli anni migliaia di morti, riversando sulla terra, sui prodotti agricoli e su tutta la popolazione quantità enormi di inquinanti pericolosissimi, come diossine, mercurio, zinco, furani, sostanze radioattive (molti cadaveri sono stati trattati con la radioterapia), così come ci spiegano i medici per l’ambiente dell’Isde? Noi lo chiediamo perché i nostri amministratori non sanno risponderci. Forse lei potrà finalmente dirci chi alla fine troverà giovamento economico da questo -continuano - perché per molti di noi non potrà che essere una catastrofe, inutile, insensata, figlia esclusiva del profitto, di una logica anacronistica che la coscienza collettiva vuol spingere via, lontano da noi, fuori dalla storia”. Moreno Ferrari spiega poi che, a breve, verrà organizzato un incontro con i cittadini dove un perito ambientale del Tribunale di Padova, illustrerà come stanno le cose, a margine della cremazione di corpi. “Capiamo bene che esiste un piano regionale che prevede la realizzazione di questi impianti in ogni provincia - conclude Ferrari - ma perché non farlo in una zona industriale, piuttosto che a pochi metri dal centro abitato e da serre e campagne dove vengono coltivati ortaggi ed eccellenze addirittura Igp?”.
Commenti all'articolo
frank1
26 Novembre 2022 - 08:29
ci risciamo..ecco il partito dei no!! dopo la waterloo dei grilli,quelli dei no ad oltranza a prescindere,arrivano i novelli grilli..la cremazione sta avendo una domanda sempre in crescendo..potrebbe risolvere l'annosa questione dei cimiteri;perchè lasciare la facolta' ad altri,in altre province??
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