VOCE
LA GIORNATA MONDIALE
26.11.2022 - 12:34
La giornata contro la violenza sulle donne
“Spesso è solo la punta dell’iceberg”, “Occorre conoscerla per contrastarla”, “Ognuno sia responsabile”
”Non chiamiamole vittime, ma donne rese vittime della violenza”. Con questa affermazione si è aperto l'incontro di Palazzo Angeli, per la giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne. Un momento di riflessione su come nasce la violenza, sul perché è stata nel tempo alimentata e sul perché, troppo spesso, non viene denunciata. “La Polizia di stato da sempre è impegnata nel diffondere una cultura che ricordi i diritti delle donne e le loro prerogative - ha spiegato il vicequestore Maria Olivieri -. La violenza sulle donne è un problema di aspetto culturale e molto spesso ciò che rileviamo è una ritrosia a denunciare determinanti fenomeni”.
Presente anche Enrico Ubertone, presidente dell'ordine degli avvocati locale. “A dicembre 2021 abbiamo sottoscritto un protocollo per l'accoglienza delle donne vittime di violenza per agevolare i percorsi che dovrebbero intraprendere - ha continuato -, compito dell'ordine è favorire la formazione dei propri iscritti per dare un sostegno efficace alle vittime”. Violenza che è solo la punta di un iceberg molto grande e profondo, come ha tenuto a specificare Tamara Zappaterra, prorettrice alla diversità, equità ed inclusione dell'università di Ferrara. Prezioso, rispetto al problema, il ruolo dei centri anti violenza. “Occuparsi di violenza è un tema di massima complessità e conoscere la violenza è fondamentale - ha specificato Paola Castagnotto, presidente del Centro donna giustizia -. Crediamo che dalla violenza si possa uscire solo se tutti i soggetti si assumono le loro responsabilità, nessuno è autosufficiente, nessuno riesce se non scatta una responsabilità organizzata dove ognuno conosce il proprio ruolo e sa che cosa deve fare".
Violenza che non termina con la denuncia, anzi al contrario spesso esplode proprio dopo di essa. “La violenza bisogna conoscerla e avere strumenti per affrontarla - ha continuato Annalisa Ghisellini del Foro di Rovigo -. Per promuovere una cultura diversa è importante lavorare anche con le nuove generazioni, con la formazione ed informazione. Che cosa possiamo fare noi? Imparare a riconoscerla, indignarci e lasciare l'esempio. Tutti possiamo dare il nostro contributo”. Violenza che parte anche dall'uso delle parole. “A volte parliamo e non ci rendiamo conto di quello che diciamo - ha spiegato Eleonora Federici dell'università di Ferrara -. Con parole che non sembrano denigratorie ma lo sono. Le parole contano. Alla base di domande innocue c'è volontà di controllare che portano la persona a doversi giustificare. Ma anche frasi che colpevolizzano o accusano le vittime di violenza, frasi lette anche sui quotidiani, frasi che provocano danni e portano avanti generalizzazioni e insinuazioni molto gravi e che, spesso, portano ad assolvere il violento".
Un incontro rivolto soprattutto ai giovani, in cui si è parlato anche di come si sono evolute le leggi sul tema della violenza. “Come la Convenzione di Istanbul sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica - ha aggiunto Arianna Thiene dell'università di Ferrara -. Tra i fattori che non dobbiamo mai dimenticare c'è la vittimizzazione secondaria, a causa di un sistema che colpevolizza le donne e le giudica anziché proteggerle”.
A chiudere la spiegazione degli strumenti messi a disposizione dalle forze dell'ordine, come l'ammonimento del questore e l'intervento delle forze di polizia nella protezione delle donne, illustrato da Fiammetta Serafini, commissario capo della questura di Rovigo. La mattinata si è conclusa con le premiazioni degli studenti che hanno realizzato il nuovo logo per il centro antiviolenza del polesine. Vincitore la classe IV F indirizzo grafica del liceo artistico Celio-Roccati, con colibrì che reca un fiore a forma di cuore, posandosi, con la sua delicatezza e fragilità, su un Polesine tinto di giallo, il colore dell'energia di ma anche della speranza.
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