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inflazione alle stelle

Tredicesime mangiate dai rincari

Colobo (Cgil): “Lo stiamo segnalando da tempo. E in pochi mesi persi 200 posti di lavoro”

Tredicesime mangiate dai rincari

Tredicesime ‘natalizie’ mangiate dal caro bollette, rate di mutui, affitti, tasse e prestiti. È la previsione effettuata da Codacons che stima inoltre che solo il 22% del totale delle stesse verrà utilizzato dalle famiglie per le voci ‘consumi' e ‘risparmio’, dettando grande incertezza per quanto riguarda le previsioni di spesa natalizia. “Purtroppo lo stiamo dicendo da tempo e ora stanno venendo al pettine i nodi legati agli effetti all’inflazione - commenta Pier Alberto Colombo, segretario polesano della Cgil - Prevediamo grandi difficoltà per molte famiglie e questa notizia non ci sorprende affatto”.

A pesare sui bilanci degli italiani sono gli effetti dei rincari delle materie prime energetiche, ma anche una riforma sui salari che non è in grado di rispondere alle criticità. “Già dall’anno scorso abbiamo iniziato a porre con forza alcuni punti di attenzione - prosegue -, è necessario ridurre le diseguaglianze dando potere di acquisto, e soldi in busta paga, ai dipendenti che hanno perso potere nell’ultimo anno. Durante la campagna elettorale questo tema era tornato al centro dell’attenzione, tutti sembravano essersi accorti che i salari in Italia sono tra i più bassi e hanno perso valore rispetto ad altri paesi europei. Le notizie di questi giorni non fanno altro che confermare questo fenomeno”.

E se molti cittadini dovranno utilizzare la tredicesima per le spese di tutti i giorni, secondo Colombo la situazione più preoccupante riguarda coloro che la tredicesima non la ricevono affatto. “Molti infatti non la vedranno proprio - continua - e questo forse è anche peggio. Per questo motivo torniamo a mobilitarci con uno sciopero il giorno 14 dicembre, che ha al suo centro la richiesta di ridare valore al lavoro, con il rinnovo vero e serio dei contratti collettivi nazionali , in linea con l’inflazione, che dia potere ai redditi medio bassi”. Ma anche la richiesta di una riforma fiscale diversa dalla flat-tax. “Che premia solo una parte dei lavoratori autonomi e porta alcuni cittadini a pagare più del doppio delle tasse - aggiunge -. Serve uno strumento di redistribuzione che premi i redditi medio bassi, una riforma che attende da tempo, dato che nemmeno il Governo Draghi andava in quella direzione”.

Secondo Colombo anche la decisione di dire no al salario minimo può solo penalizzare e portare alla criticità i bilanci delle famiglie italiane. “Chiediamo il trattamento economico complessivo dei contratti nazionali di lavoro, perché incentiva la contrattazione - dice -. Il problema esiste e riguarda chi ha la tredicesima, chi ce l’ha ma ridotta perché precario ma peggio ancora chi non ce l’ha. Di nuovo a pagare il prezzo più alto sono i precari”.

Mondo del precariato in aumento, dato che alla fine del 2021 il numero degli italiani in povertà era di circa un milione in più, la maggior parte dei quali lavoratori dipendenti part time o precari. “I numeri lo confermano - conclude Colom bo - . Da fine estate a oggi abbiamo contato, solo nel settore metalmeccanico, una crescita delle posizioni cessate senza rinnovo. Circa 200 lavoratori, con contratti a termine o in somministrazione, che hanno visto la cessazione del contratto. Tra le cause che hanno portato le aziende a queste scelte anche la crisi energetica, la carenza di materie prime e le sanzioni, per coloro che operano con gli stati soggetti ad esse”.

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