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“Tutela del Po, questione nazionale”

Luca Bellotti: “La cura del territorio è sempre più importante per prevenire disastri. La storia ce lo insegna”

Bellotti: "Mi vergogno di quei giorni”

L'ex onorevole Luca Bellotti

Il rischio idrogeologico e la cura del territorio. E’ sempre difficile investire e operare per la prevenzione e la tutela dell’ambiente in cui viviamo. Il Polesine lo ha imparato sulla propria pelle con l’alluvione del 1961, ma in Italia il cammino da fare è ancora lungo. Luca Bellotti, ex parlamentare e politico di lungo invita tutti a fare di più per la cura dei nostri fiumi, del Po in particolare e chiede che la salvaguardia di argini, ambiente, golene, e assetto idrogeologico siano questione di carattere nazionale. Spiega che “ci sono fatti che restano incisi sulla pelle di chi li ha vissuti come un marchio indelebile e dei quali si discute sulle responsabilità, sul perché, su quello che si poteva fare o che si sarebbe dovuto fare, su chi ci ha guadagnato, su chi ha perso, sulle ambizioni, sugli interessi, sulle omissioni, sulla conseguente disfatta”.

Andando indietro con la memoria Bellotti ricorda “nel novembre 1951: dopo cinque giorni di pioggia il Po rompe gli argini ed allaga il Polesine; Nell’ottobre 1963 il monte Toc frana sul lago artificiale del Vajont e vengono distrutti Longarone, Erto ed altri comuni; nel novembre 1966: l'Arno esonda e tutta Firenze viene inondata; nell’ottobre e novembre 2010 : alluvioni in quasi tutta la pianura veneta; in agosto 2014: Molinetto della Croda ed alluvione a Refrontolo; Ormai spesso – ultimo caso pochi giorni fa a Santa Giulia - mareggiate ed ondate anomale che interessano il Basso Polesine e provocano ingentissimi danni al settore ed alle strutture della pesca professionale”. Tragedie immani impossibili da dimenticare “in quanto - continua - altre se ne verificano a ritmo ormai costante, perpetuando quei ricordi che il tempo dovrebbe sopire. Ed oggi la frana di Ischia e Casamicciola, della quale ancora restano le immagini del terremoto, fanno tornare indietro di 71 anni il pensiero di tanti Polesani facendo loro rivivere lo stupore muto ed angosciato, il rimpianto, la coscienza di avere perduto qualcosa che nessun miracolo potrà mai restituire e la paura che certi eventi si ripetano”.

Per Bellotti “il Polesine con fatica, con l’emigrazione, con gli sfollati, con anni ed anni di sofferenza e duro lavoro, è rinato casa dopo casa grazie alla alacrità, all'orgoglio ed alla forza di chi non si da per vinto e non vuole staccarsi dalle sue radici. Ma il Polesine, il nostro Polesine è ancora in pericolo anche se ogni giorno che passa si discute sempre di più di salvaguardare l'ambiente ed i beni culturali, di premure verso qualche cosa che rischia distruzione ed estinzione, di rispetto per una archeologia industriale che si erge malconcia come una cattedrale nel deserto. Recite goffe ed inopportune di gente che parla e parla solo alla ricerca di visibilità. E nel frattempo il Po, quel fiume che ha dato tante certezze ma anche immenso dolore, resta lì tra i suoi argini boscati a dismisura, scevro da ogni cura, con isole di detriti e sabbia che si vanno formando, con sterpaglie, rami e piante che vengono trasportate dalla corrente sbattendo e danneggiando i piloni dei ponti e gli approdi, con un eccesso di sabbia visibile agli occhi di tutti che rende difficoltosa se non impossibile la navigazione. Il tutto in un’assenza preoccupante di interventi manutentivi. Sono anni che lo affermo e, da polesano innamorato della mia terra, lo ribadisco fermamente: la difesa del nostro territorio contro ogni insidia idrogeologica a garanzia dell'incolumità di insediamenti produttivi e civili, operando una integrale gestione idraulica rivolta alla generalità dei bisogni di tutto il territorio, è ormai diventata indispensabile”.

L’ex parlamentare sostiene che “occorre una presa di coscienza da parte di Stato e Regione nei confronti di un fiume che dovrebbe essere dragato e pulito per non essere continua fonte di paura in un area già idrologicamente dissestata. Si deve far sì che l'obiettivo del ‘risanamento’ del Po, ma anche dell'Adige, diventi questione di carattere nazionale e motivo di confronto tra Stato, Regione, Provincia e Comuni nonché Regioni, Province e Comuni confinanti in quanto opere di interesse nazionale. Oltre ciò è opportuna la creazione a monte di opere di depurazione delle acque per evitare il degrado della falda freatica e l'istituzione di centri di specializzazione sul trattamento e la gestione delle acque in abbinamento al corso di laurea in ingegneria idraulica”. E ancora: “Ultimo ma non ultimo il coinvolgimento di tutto e tutti coloro che, per passione, convinzione ed amore per questa terra continuano a sperare che quanto prima vengano adottati provvedimenti tali da garantire la serenità e la sicurezza dei polesani in rapporto alle anomalie idrologiche possibili oggi è che non trovano riscontro alcuno con le effemeridi storiche del passato”.

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