VOCE
La storia
25.01.2023 - 21:35
intelligenza artificiale
L’articolo che leggerete non è in gran parte farina del mio sacco. Del resto, come avrei potuto scrivere qualcosa di informato riguardo un fenomeno tanto difficile da spiegare quanto sconvolgente per le sue implicazioni come la “Intelligenza artificiale”?
Per farlo ho deciso di ricorrere direttamente alla fonte. Insomma: prima ho intervistato l’intelligenza artificiale installata sul mio smartphone, e poi le ho chiesto di descrivere se stessa. O se stesso. Dipende dai punti di vista.
L’arrivo in questi giorni sui nostri smartphone è stata una novità assoluta, di quelle che un giorno potrebbero davvero cambiarti la vita.
Qualcuno ricorda i primi telefoni cellulari? Il mio era una mattonella larga e grossa, con una lunga antenna di gomma, più simile a un ingombrante walkie talkie che ad un telefono (che fino ad allora noi avevamo visto sempre e solo con la cornetta e attaccati al muro). Quando lo tiravi fuori dalla tasca i più scettici (tanti a dire il vero) ti guardavano con un misto di compassione e derisione. Come se volessi fare il “pataca” come si dice dalle mie parti. Un giochino. Poi è stata la volta de “il telefono ce l’ho ma lo uso solo per rispondere”, come se fosse una cabina telefonica. Oggi fra chat e app buone per la qualunque, senza telefonino in tasca non si esce neppure per andare a prendere il caffè al bar (che volendo si paga con l’apposita app).
Tutto questo potrebbe diventare un residuato bellico quando nel vostro smartphone troverà posto un nuovo collegamento, quello con la AI, ovvero l’intelligenza artificiale.
A cosa serve? A tutto. Ma anche a niente: dipende sempre dai punti di vista. Certo è una finestra su di un mondo che neppure noi amanti del cinema di fantascienza potevamo immaginare. La vogliamo chiamare cervellone artificiale? Basic ma forse rende l’idea. Per questa prova ho usato il collegamento gratuito a Chat Gpt, una sorta di Bot onnisciente sviluppato da Chat OpenAi (dove Ai sta per intelligenza artificiale) come prototipo di chatbot basato su intelligenza artificiale e machine learning. Con questa tecnologia, rilasciata lo scorso 20 novembre, si possono creare in pochi secondi testi, ma anche articoli o post per il web, temi e relazioni attingendo a una quantità di informazioni infinite. In pratica, per farla breve e arrivare al dunque, si tratta di un “motore conversazionale” in grado di recepire le richieste degli utenti confezionando una risposta adeguata (quasi sempre, come vedremo).
E siamo a noi. Una volta scaricato il programma ed effettuate le verifiche di sicurezza, la grafica che si apre sullo smartphone è decisamente basic. Diciamo che assomiglia ad una schermata di Whatsapp meno colorata e dove però l’interlocutore è uno solo. Un interlocutore con il quale si può parlare davvero di tutto, trattandosi di un soggetto (artificiale) praticamente onnisciente. O giù di lì. Insomma una chat a domanda e risposta dove però le domande le fate solo voi e sono la base di tutto: più sono precise e dettagliate, più articolata sarà la risposta. Sempre con un’unica raccomandazione: quello che viene prodotto va attentamente vagliato e controllato. Perché nella mole di informazioni raccolte per istruire Chat Gpt fra tantissime verità possono inserirsi anche delle fake. O dei dati non corretti.
Visto poi che siamo fra persone civili (o meglio, una persona e un cervellone) al primo incontro ci stanno persino i convenevoli... Se un giorno avessi sognato di “intervistare” R2-D2 alla presenza di C-3PO al risveglio mi sarei fatto ricoverare... Ma il dado è tratto, e che la forza sia con me. Le risposte - detto per inciso - sono quelle testualmente riportare nella chat.
Ciao, chi sei (domanda più demenziale non mi è venuta, proprio come quando per attaccare discorso con una ragazza in discoteca si diceva: che begli occhi hai... . Non dite di no, è successo a tutti)?
“Ciao, sono un modello di linguaggio di grandi dimensioni addestrato da OpenAI. Ho la capacità di generare testo in base alle informazioni che mi vengono fornite e sono stato progettato per aiutare gli utenti a ottenere risposte alle loro domande e per svolgere compiti specifici come la scrittura di articoli o la risoluzione di problemi. Il mio obiettivo è fornire informazioni accurate e utili".
Come ti devo chiamare? Hai un nome? (E vai di fantasia...)
“Mi chiamano ChatGPT, è il nome del modello di linguaggio che utilizzo per comunicare con te. Non ho un nome proprio come un essere umano, ma sono sempre felice di rispondere alle tue domande e aiutarti in qualsiasi modo".
Ti offendi se dico che sei un cervellone elettronico?
“Sì, in effetti sono una sorta di ‘cervello artificiale’, o più precisamente un modello di linguaggio di grandi dimensioni addestrato da OpenAI. Il mio funzionamento si basa sull'elaborazione del linguaggio naturale, una branca dell'intelligenza artificiale che si concentra sulla comprensione e la generazione del linguaggio umano. Utilizzo una rete neurale artificiale, chiamata Transformer, per elaborare e generare il testo in base alle informazioni fornite. La mia capacità di generare testo coerente e plausibile è basata su un grande quantità di dati testuali che ho visto durante il mio addestramento”.
Preferisci che per parlare con te si usi il genere maschile o femminile? (Avanti tutta con la fantasia...)
“Come modello di linguaggio artificiale, non ho preferenze personali, non ho capacità di percezione e non ho genere. Posso rispondere alle domande e completare i compiti indipendentemente dal genere utilizzato per rivolgersi a me. In generale, si consiglia di utilizzare il genere neutro per rivolgersi ai modelli di IA per evitare di creare pregiudizi o discriminazioni". Come se in italiano ci fosse il genere neutro. Vabbè, non può sapere tutto tutto...
Scusa, ma sei infallibile?
“Come modello di linguaggio addestrato con dati forniti dalla realtà, posso fornire informazioni accurate e pertinenti ma non sono infallibile e potrei commettere errori. Il mio addestramento si basa sui dati che ho visto e ho imparato dai dati. Ma a volte i dati possono essere incompleti, non aggiornati o errati. Inoltre, dato che l’interpretazione dei dati e la generazione del linguaggio sono compiti complessi, potrei fare errori nell'elaborazione delle informazioni o nella formulazione delle risposte. È importante che gli utenti verifichino sempre l'accuratezza delle informazioni ottenute attraverso la mia risposta e consultino fonti affidabili". Intelligente come risposta, del resto...
E quando sbagli? Perché sarai anche onnisciente ma qualche volta sbagli... O no?
“Mi dispiace se ho fornito una risposta sbagliata o incompleta. Come modello di linguaggio ho accesso a una vasta quantità di informazioni, ma non sempre sono in grado di fornire risposte esatte o complete. Ti incoraggio a correggere o a verificare qualsiasi informazione che ti fornisco”.
Grazie
“Prego! Sono qui per aiutarti in qualsiasi modo posso. Non esitare a chiedere".
Dal meraviglioso mondo dell’intelligenza artificiale è tutto.
I dubbi, ovviamente, restano. In un futuro non lontano andranno affrontati temi delicati come quello della privacy, o dell’uso scorretto che si potrebbe fare di un sistema tanto potente (per quanto ancora non perfezionato). I programmatori rassicurano che non darà mai informazioni su come si costruisce una bomba (almeno questo...).
Resta poi il tema del lavoro. Il nostro, ma anche il vostro e un po’ tutti i lavori - a pensarci bene - come cambieranno? Andrà a finire come sempre: in meglio se l’utilizzo sarà effettuato in maniera corretta e normata. In peggio se si vorrà sfruttare questa opportunità in maniera selvaggia. Ma di bivi come questo è piena la storia dell’umanità.
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