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ECONOMIA

“Zes e autonomia, che occasione”

“Ecco cosa ci aspettiamo dal governo. Se non dovesse essere così, non avrebbe senso sostenerlo”

“Zes e autonomia, che occasione”

Zes e autonomia del Veneto sembrano seguire la stessa parabola. Fortemente voluti dalla politica locale, polesana e regionale, e attesi dai cittadini. Ma fermi, inchiodati dalle lungaggini burocratiche e politiche. Senza soldi la Zes, varata soltanto all’ultimo respiro dal governo Draghi già dimissionario, e continuamente di là da venire l’autonomia, a quasi duemila giorni da celebre referendum veneto. L’assessore regionale Roberto Marcato ha sbottato, parlando di “miopia incomprensibile di Roma”, infrangendo anche il bon ton politico con gli alleati di Fdi.

Assessore Corazzari, che ne pensa delle parole del suo collega?

“Per prima cosa, vorrei dire che è stato il governo precedente a non finanziare la Zls. Oggi il governo ha invece una grande opportunità: quella di dare un segno di unità del Paese finanziando, come le Zls del Sud, anche quella di Venezia e del Polesine, senza discriminazioni geografiche. Il Polesine ha tutte le caratteristiche previste dalla normativa Europea per rientrare nell’ambito delle agevolazioni fiscali previste dalla Zls”.

Marcato ci è andato giù pesante…

“Lui, giustamente, rivendica la necessità di dare contenuti alla Zls. Abbiamo fatto un lavoro enorme con il piano strategico, e le aspettative sono alte. Ora bisogna agire”.

E sull’autonomia?

“Non voglio entrare in polemica. Dico che l’autonomia è una partita importante e vitale per noi. Di sicuro, se ci fosse già avrebbe resto più lineari, snelle e facili tutte le procedure di agevolazione fiscale necessarie allo sviluppo della Zls. L’autonomia difende il territorio”.

Sono passati più di 1.900 giorni dal referendum. Sarà la volta buona?

“Se non si dovesse fare, per me resterebbero poche motivazioni per continuare a sostenere questo governo. Insomma, se devono star lì per gestire l’ordinaria amministrazione come tutti gli altri, non ci siamo. Bisogna cambiare il Paese, trasformarlo in senso moderno”.

Perché il testo non è stato portato in consiglio dei ministri nei proverbiali “primi cento giorni”?

“Non ne faccio una questione di tempo. Bisogna lasciare al governo il tempo per fare una riforma così importante: Zaia e Calderoli sono in sintonia e stanno portando avanti la cosa. Quando il testo arriverà in parlamento vedremo davvero da che parte sta ognuno. Ma siamo fiduciosi e consapevoli di quanto stiamo facendo. Poi farlo in 100 o in 200 giorni fa poca differenza: l’importante è il risultato”.

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