VOCE
AGRICOLTURA
07.02.2023 - 17:06
È in atto un abbassamento delle temperature con freddo e gelo notturno. "Questa ondata di freddo - sottolinea la Coldiretti - potrebbe danneggiare le coltivazioni di verdure e ortaggi in pieno campo e i frutteti. Inoltre, lo sbalzo termico improvviso avrà inevitabilmente un impatto anche sull’aumento dei costi di riscaldamento delle produzioni in serra. Dicembre aveva segnato una temperatura superiore di 2,09 gradi la media storica, secondo le elaborazioni sulla banca dati aggiornata Isac Cnr, un’anomalia ancora più accentuata nella zona centrale e meridionale del nostro Paese".
Il freddo potrebbe colpire le coltivazioni invernali in campo come cavoli, verze, cicorie, e broccoli che reggono anche temperature di qualche grado sotto lo zero ma se la colonnina di mercurio scende repentinamente o se le gelate sono troppo lunghe si verificano danni. "A preoccupare - prosegue la comunicazione - anche il balzo dei costi per il riscaldamento delle serre per la coltivazione di ortaggi e fiori che risente dell’impennata della bolletta. La discesa della colonnina di mercurio con il gelo rischia peraltro di bruciare fiori e gemme di piante e alberi, con pesanti effetti sui prossimi raccolti dopo che il caldo anomalo di dicembre lungo tutta la Penisola ha favorito il risveglio anticipato delle varietà più precoci di noccioli, pesche, ciliegie e albicocche".
“Lo ricordiamo tutti l’anomalo dicembre con temperature sopra i 10 gradi di giorno ha ingannato le coltivazioni che hanno predisposto la ripresa vegetativa con gemme e fioriture anomale come se fosse già primavera – spiega Carlo Salvan - Le temperature poi a gennaio sono scese, tornando nella norma stagionale. Ma il clima è sempre più bizzarro e l’agricoltura è l’attività economica che più di tutte le altre vive quotidianamente le conseguenze dei cambiamenti climatici".
"Come operatori agricoli siamo molto preoccupati - conclude Salvan - Quello che dobbiamo ancora capire è come gestire in termini agronomici queste problematiche, non sappiamo se diventeranno una costante: se fosse così dovremmo cambiare le date dei cicli di produzione e fare delle scelte che modificheranno anche le abitudini agroalimentari”.
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