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ROVIGO

"Addio Johnny": il saluto di una città in lacrime

Campione, amico, marito e papà: se n'è andato un uomo speciale

Un Duomo strapieno, una piazza pure, per dare l'addio a Johnny Orlandini, il campione di motocross rodigino portato via da una malattia contro la quale aveva lottato per anni. Aveva appena 61 anni, tantissimi progetti, una voglia incredibile di vivere e di fare.

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In tantissimi lo hanno voluto abbracciare, idealmente, un'ultima volta, per testimoniare il loro affetto per una persona speciale. Campione, poi istruttore, amico, marito, padre. Un grande uomo, come hanno ricordato tutti coloro che lo conoscevano bene.

Molto conosciuto e benvoluto in città Johnny era stato atleta di punta nel mondo del motocross negli anni '70, raccogliendo il testimone dal primo campione italiano di Rovigo Paolo Baruchello. “Johnny era arrivato ad altissimi livelli raggiungendo ottimi risultati prima a livello del triveneto e poi nazionale - racconta l'amico Dario Fortin - Era temuto da tutti proprio per la sua incredibile bravura. Purtroppo nel momento migliore della sua carriera ha subito un incidente davvero importante che gli ha causato fratture multiple alla gamba danneggiando anche la caviglia. Un infortunio che lo ha costretto a fermarsi perché per fare motocross devi essere una macchina perfetta”.

Proprio la sua passione per il motocross, esplosa in un periodo dove non esistevano limiti sulla 'creatività' legata ai mezzi a due ruote, lo aveva fatto amare in Polesine, un giovane atleta in cui tanti coetanei e giovani 'smanettoni' si identificavano. “Dopo l'infortunio si è dedicato per un periodo a se stesso e alla sua famiglia - prosegue nel racconto - per poi rimettersi in gioco come insegnante. Da atleta è diventato istruttore federale di motocross e delegato provinciale della Fmi, la Federazione motociclistica italiana per il motocross".

Una vita passata respirando motori ma anche quei valori che solo lo sport ti sa dare, perché il papà Luciano, anch'egli molto conosciuto a Rovigo, era titolare insieme alla moglie, del famoso negozio 'Milanese Moto', nonché presidente del 'Motoclub Due Torri'. Johnny da anni combatteva contro un male tanto silenzioso quanto subdolo che non voleva abbandonarlo e che aveva appesantito il suo fisico ma non la sua incredibile anima. Un male che aveva combattuto con tutte le sue forze, sottoponendosi ad interventi devastanti e terapie debilitanti senza mai darsi per vinto.

Aveva continuato il suo impegno nella scuola di motocross per dedicarsi anima e corpo ai giovani, trasferendo loro il concetto della 'semplicità della vita all’aria aperta' e della competitività sana, valori che aveva appreso dalla sua famiglia e durante il suo percorso di sportivo. E nemmeno le difficoltà dovute ad un fisico debilitato, con continui formicolii alle mani e debolezza, lo avevano fermato dal mettersi in gioco, dal correre sulle piste in mezzo alla polvere con i suoi ragazzi, brontolando, da perfezionista quale era, per le figure poco perfette. Johnny, con la sua grinta , la sua passione per la vita ed il suo sorriso aperto, aveva convinto tutti che avrebbe definitivamente vinto questa battaglia.

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