VOCE
ADRIA
21.02.2023 - 07:50
E’ venuto a mancare di recente Umberto Tiengo, per tutti Berto, aveva 87 anni. Conosciutissimo a Baricetta. Amico di tutti, grandi e piccoli. Il rito delle esequie è stato celebrato da don Antonio Piva che era stato parroco per un quindicennio dal 1976 al 1981. Per la verità era stato l’ultimo “vero” parroco del paese perché i sacerdoti che sono seguiti, dovendo far fronte alla crisi delle vocazioni e conseguentemente di presbiteri, hanno dovuto dedicarsi anche ad altre realtà parrocchiali e pastorali. Oggi Baricetta forma l’unità pastorale insieme a Bellombra e Carbonara.
La scomparsa di Berto e il ritorno in paese di don Antonio ha offerto a Osvaldo Pasello, ex ragazzo di Baricetta, laurea in lettere e filosofia, attualmente dirigente scolastico all’istituto di istruzione superiore De Amicis di Rovigo, per una riflessione sui profondi e radicali cambiamenti che sono accaduti nell’ultimo mezzo secolo: cambiamenti sociali, stili di vita, di costume, del senso stesso di appartenenza alla comunità. In campo religioso e culturale. Così ritorna al tempo della propria infanzia e non manca un pizzico di nostalgia per stagioni indimenticabilmente spensierate.
“Il ritorno di don Antonio Piva per dare l’ultimo saluto a Umberto Tiengo – esordisce Osvaldo Pasello – non è stata una ‘coincidenza’ casuale. Don Antonio ha rappresentato l’ultimo parroco di Baricetta che ancora sia riuscito a smuovere i giovani. Da parte sua Berto, tra il 1995 e il 2009, prima che fosse colpito dalla malattia, ha dato uno sprone al paese, davvero importante, per i giovani e gli anziani. Con un segno dei tempi: a quei tempi i giovani del paese ancora avevano in testa di poter ‘migliorare il mondo’, ma non sognavano, ci credevano”.
A questo punto Pasello ricorda alcuni momenti di vita comunitaria, in particolare i mitici campiscuola: 1977, campo scuola a Costa di Folgaria con 70 giovani di Baricetta, nati tra gli anni Cinquanta e Sessanta; 1978, campo scuola a Campitello di Fassa, presenti circa 40 giovani e alcuni (in primis Osvaldo) andarono fino alla comunità monastica di Bose, in Piemonte, poi a Lourdes, niente albergo, ma in tenda; 1979, campo scuola a Campitello presenti circa 40 giovani, poi alcuni di questi (con Osvaldo in prima fila) raggiunsero il cuore della Francia, precisamente Taizè, dove una comunità monastica accoglieva credenti e non credenti nel segno del cambiamento possibile; 1981, campo scuola a Campestrin di Fassa, con 40 giovani, tutti degli anni Sessanta.
Osserva Pasello: “Fu la fase giovanile per eccellenza di Baricetta, poi le moltitudini di giovani sparirono da Baricetta e anche l’idea di poter ‘migliorare’ il mondo. Ci si concentrò, per fortuna, sul ‘migliorare’ il paese. E qui Berto ebbe un ruolo centrale: come animatore dello spazio-anziani e giovanile, per il gioca-bocce, finché il gioca-bocce si volle tenerlo in vita, dell’associazione Noi, delle feste in paese e tante altre iniziative ricreative e di socializzazione. Fu la fase per eccellenza di tutte le età a Baricetta. Grazie anche a Berto”.
E conclude: “La memoria per fortuna aiuta a capire il bene che abbiamo vissuto, per loro merito e di tanti altri: ecco il senso di queste poche righe”.
Sicuramente anche oggi nelle diverse parrocchie e paesi ci sono tante persone, donne, uomini, giovani e anziani che si spendono gratuitamente e con generosità per la propria comunità. Sicuramente si è spenta, forse definitivamente, almeno per questa e la prossima generazione, quella che Osvaldo Pasello chiama “la voglia di migliorare il mondo”.
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