Cerca

ROVIGO

I creditori all'assalto di Iras

La casa di riposo sommersa dalle telefonate di chi chiede i pagamenti

I creditori all'assalto di Iras

La casa di riposo sommersa dalle telefonate dei creditori che chiedono i pagamenti

Non sarà facile arrestare la frana. Sfiducia e pessimismo gravitano attorno al caso Iras, come uno smottamento continuo che toglie la terra da sotto i piedi. In questo caso la terra è quella che tiene in vita la casa di riposo di Rovigo immersa nei debiti e, negli ultimi giorni, sommersa anche dalle telefonate dei fornitori che chiedono i pagamenti arretrati. Pochi giorni fa l’ultimo decreto ingiuntivo in ordine di tempo, quello da Enel per 400mila euro di bollette non pagate, ma sono tantissime le telefonate di chi sollecita, e magari annuncia prossimi provvedimenti di richiamo ufficiali. Insomma una situazione sempre più complicata, che le parti proveranno a risolvere entro pochi giorni.

E’ fissato, infatti, per giovedì prossimo il vertice convocato dal prefetto Di Nuzzo. Convocate le parti in causa: sindaco di Rovigo, commissario regionale Iras e Regione. L’obiettivo è riallacciare il filo del dialogo che si era interrotto con l’impugnazione al Tar del decreto del commissario Iras da parte del Comune. Un ricorso accolto con tanto fastidio, ma che non ha provocato lo stop definitivo al tentativo di raggiungere l’accordo di programma. Almeno per ora, perché sono sempre più insistenti le voci di poca convinzione, da ambo le parti, o di rassegnazione ad un percorso ancora complicato e in salita.

Lo stesso sindaco Gaffeo, nei giorni scorsi, aveva parlato di altre asperità, seppur non grandi, da superare. Da Venezia, invece, filtrano aperture limitate, come dire: o si decide di firmare l’accordo in tempi brevissimi o salta tutto. Annunci che denotano una tregua molto labile. E pensare che dopo il summit in prefettura di fine febbraio la data indicata come possibile sottoscrizione dell’accordo era quella del 10 marzo, mentre per una delibera del consiglio comunale si era parlato del 5 marzo. Basta guardare il calendario per capire che niente di tutto questo è stato o sarà rispettato. Certo giovedì prossimo è il 9 marzo, in caso di accordo definito qualcuno potrebbe sottolineare come i patti siano stati rispettati anche nella tempistica (ovviamente tirando la classica giacchetta di qua e di là), ma credere che giovedì venga messa la parola fine ad ogni dissapore sono davvero in pochi.

Gli stessi sindacati ormai non credono più a promesse o assicurazioni e per il 14 marzo hanno convocato un’assemblea dei lavoratori, e non è escluso che produca una forma di protesta.

Le giornate di oggi e di domani saranno utilizzate dalle parti per affinare la strategia con cui presentare al tavolo in prefettura e cercare davvero un’intesa certa e che possa durare (e non solo per qualche ora), in caso contrario banche e fornitori saranno pronti a saltare alla giugulare delle casse di Iras.

Resta aggiornato, iscriviti alla nostra newsletter

Commenta scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su

Caratteri rimanenti: 400