VOCE
ROVIGO
14.03.2023 - 13:59
Cgil e Cisl davanti al carcere di Rovigo, nella mattinata di martedì 14 marzo, per una manifestazione di solidarietà agli operatori di polizia penitenziaria, che da tempo lavorano sotto organico e senza riferimenti in pianta stabile che possano permettere tranquillità e una capacità di decisione serena.
"Ci riallacciamo a quanto accaduto poco tempo fa, dopo l'aggressione ad un agente di polizia penitenziaria che ha portato alla prognosi di 21 giorni - ha spiegato Giampietro Pegoraro, segretario regionale Fp-Cgil penitenziaria Veneto - per parlare di diverse problematiche. Una carenza per quanto riguarda l'organico del personale, la mancanza di una figura di direttore in pianta stabile, ma anche di un comandante, la mancata riclassificazione dell'istituto in un contesto che vede anche la presenza di detenuti con problemi e pericolosi".
Al momento attuale la struttura conta 116 agenti e circa 211 detenuti, tra cui un centinaio di As3, legati a reati di associazione di stampo mafioso (senza ruoli apicali) o reati connessi all'organizzazione per lo spaccio di stupefacenti. Ad oggi la figura del direttore non è inserita in maniera stabile e la maggior parte degli agenti deve interloquire, in caso di bisogno urgente, solo telefonicamente.
"Una mancanza dovuta anche al fatto che l'istituto non è ambito, essendo classificato come di terzo livello - ha aggiunto Barbara Marchioni delegata Cgil - e l'ultimo interpello per il ruolo di direttore è andato a vuoto. Una struttura di alta sicurezza che necessità di personale, perché quello presente è molto giovane, anche se preparato. Agenti bravi e rispettosi delle giuste regole, con ottime capacità di mediazione, che svolge mansioni destinate ai ruoli dei sottufficiali di cui l'istituto è carente del 90% circa. Avere un comandante e un direttore presenti ogni giorno, e non raggiungibili telefonicamente, ci permetterebbe di prendere decisioni con più serenità. Invece prendiamo decisioni guardando anche alle problematiche che si possono scatenare da esse, e con il rischio di sbagliare c'è quello di creare danni maggiori".
I sindacati si sono presentati davanti all'ingresso per manifestare non solo solidarietà ai lavoratori ma per chiedere che la situazione venga gestita con urgenza anche vista la recente protesta, degenerata poi con un detenuto che ha appiccato fuoco alla propria cella e l'aggressione ad un agente.
"Un carcere in cui gli agenti lavorano sotto organico, gestito da personale giovane con la giusta preparazione ma che spesso opera in un ruolo non di sua competenza - ha aggiunto Matteo Iannuzzi Segretario Fns Cisl Padova Rovigo - Grave l'aggressione psicofisica a un operatore di Polizia penitenziaria, da cui era nata una segnalazione per capire quali provvedimenti si sarebbero messi in atto per dare un segnale forte all'aggressore. Da iter dovrebbe infatti seguire un trasferimento d'ufficio, come previsto da una circolare a tutela la polizia penitenziaria, ma il Provveditore aveva giudicato l'aggressione non grave, nonostante questo detenuto provenga da un'altra, ancora più grave, avvenuta nel carcere di Verona".
L'agente, quindi, una volta rientrato si è trovato seguire la stessa persona che lo aveva aggredito. "Ogni giorno la Polizia Penitenziaria deve garantire la sicurezza in un istituto nato male che è cresciuto senza la giusta dotazione organica - ha detto - Come una nave che deve viaggiare senza equipaggio. Vogliamo dare voce ai colleghi che operano qui perché siano riconosciuti i loro diritti". Una situazione che rappresenta anche una questione di sicurezza dei cittadini.
"Anche durante il trasporto di questi detenuti verso strutture pubbliche, come gli ospedali, è cambiato il numero degli agenti presenti, con i rischi che ciò comporta nel contatto con il pubblico - ha concluso Davide Benazzo di Cgil -. Se non si mette in condizioni di sicurezza il carcere non si mette in condizione di sicurezza anche ciò che sta fuori dalle sue mura".
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