VOCE
delta radio
13.04.2023 - 19:29
Gian Michele Gambato, vicepresidente della Camera di Commercio di Venezia Rovigo, è stato ospite ieri della trasmissione “Eccellenti”, condotta da Fiammetta Benetton su Delta Radio. Ed è stata l’occasione per parlare di turismo, investimenti nell’innovazione, sostegno all’artigianato e alle piccole aziende d’eccellenza del territorio.
Dottor Gambato, di cosa si occupa la Camera di commercio?
“La Camera di commercio è uno strumento importante, anche se forse ancora poco conosciuto. Ha una struttura organizzativa e un bilancio consistenti, e molte di queste risorse vengono destinate alla promozione economica: in sostanza la Camera di commercio viene chiamata “la casa delle imprese”, in quanto opera a vantaggio di tutti quanti sono iscritti all’ente. Mi riferisco agli investimenti, ai voucher, alla formazione, ai bandi, senza dimenticare l’attenzione destinata al settore del turismo, specie per quelle località del veneziano e del rodigino che hanno una stagionalità ridotta o sono ancora poco note. Sviluppare l’economia di questi territori è un aspetto importante dell’impegno della Camera di commercio. L’ente si muove poi, oltre che sul fronte tradizionale delle attività di sportello, delle ricerche statistiche e delle banche dati, anche sul fronte dell’innovazione e degli investimenti in laboratori, come sta avvenendo per la creazione di un centro di prove da fuoco sui materiali. Realizzato grazie anche al contributo della Regione e della Fondazione Cariparo, sarà il primo laboratorio di questo genere in Italia, cosa che permetterà alle aziende di fare le loro prove da fuoco senza dover ricorrere all’estero”.
Restando sul tema dell’innovazione, sono molte in Veneto le aziende d’eccellenza e le start up in grado di sviluppare soluzioni innovative?
“Dovremmo collegare il termine innovazione con il termine trasformazione: il mondo sta cambiando con una rapidità con cui non è semplice stare al passo, sia nei processi produttivi sia nella richiesta dei prodotti. La Camera di commercio è impegnata attivamente nell’incubazione di start up, con un occhio di riguardo anche a quelle piccole imprese che magari non hanno gli strumenti per intraprendere percorsi innovativi: riteniamo fondamentale aiutare queste realtà perché sono proprio questi piccoli imprenditori e artigiani a costituire, insieme, un grande patrimonio per la nostra economia”.
Veniamo a un altro tema caldo: Polesine e turismo. Un tema annoso...
“Il Polesine ha delle ricchezze naturali, storiche e paesaggistiche forse ancora poco valorizzate in termini di informazione. Per dare una marcia in più a questo settore, andrebbe integrata la capacità di offerta, in modo tale da attrarre e canalizzare una determinata tipologia di domanda turistica, ovvero non quella del turismo di massa, ma quella del turismo lento”.
Quali iniziative avete avviato per questa primavera-estate?
“Abbiamo attivato iniziative di promozione di questi territori. L’obiettivo è farli conoscere attraverso le principali vie di comunicazione, soprattutto cercando di “destagionlizzarli”, cioè raccontando che cosa offrono anche in altri mesi dell’anno che non siano quelli dell’alta stagione”.
Le aziende in questi anni e in questi mesi hanno dovuto affrontare diverse difficoltà, dal Covid, al caro energia, all’inflazione. Ora a che punto siamo?
“Forse siamo in mezzo a un guado, nel senso che abbiamo coscienza dei segni che tutto questo ha lasciato. Com’è noto, le piccole aziende sono state danneggiate in maniera preponderante. Ma su queste bisogna porre sempre una particolare attenzione, perché artigianato e commercio sono un patrimonio culturale, oltre che economico, se solo si pensa all’importanza del made in Italy”.
Quali sarebbero le politiche giuste per rilanciare il commercio, in questa fase?
“Trovare una ricetta è sempre difficile. Ciò che si può dire è che il territorio dovrebbe sviluppare delle forti politiche di attrazione: le mostre di Palazzo Roverella o le manifestazioni come Rovigo Racconta, per esempio, sono attrattori fantastici di cui anche il commercio della città beneficia”.
Bisognerebbe anche favorire un ritorno al centro storico, non crede?
“I negozi di prossimità, sono un patrimonio. Preferire l’acquisto nei negozi sotto casa o in centro all’acquisto online è un investimento culturale, a favore della propria città e del proprio territorio. Al tempo stesso, anche il commerciante deve fare un salto di qualità: deve esserci, insomma, una sinergia da entrambe le parti”.
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