VOCE
IL CASO
12.05.2023 - 09:02
L'allarme è scattato nella mattinata di mercoledì 10 maggio, attorno alle 11.30, quando il padre della donna si è accorto del suo disperato tentativo di farla finita e ha immediatamente chiamato i soccorsi. Il Suem è intervenuto prontamente, ha prestato le prime cure alla donna e l'ha successivamente trasportata all'ospedale dell'Angelo a Mestre, dove si trovava ricoverata in coma con prognosi riservata fino a ieri pomeriggio. Questo tragico evento è avvenuto a Mogliano e il caso è destinato a far discutere.
Secondo quanto riferito dal marito, la donna, una cinquantenne imprenditrice, avrebbe deciso di mettere fine alla propria vita a causa dello stress insostenibile causato da un pesante contenzioso irrisolto con il Fisco italiano.
"È stata una tragedia annunciata", denuncia il marito il giorno dopo l'episodio. "Mia moglie è la titolare di una piccola azienda a gestione famigliare che non ha mai avuto problemi", spiega, "e da anni si è trovata a fronteggiare uno Stato che punisce sempre i più deboli e mai i più forti. Negli ultimi tempi abbiamo ricevuto ininterrottamente, ogni venti giorni circa, una serie di cartelle esattoriali dall'Agenzia delle entrate per una somma di oltre 300.000 euro. Lei non ce l'ha fatta".
Qualche settimana fa, il marito aveva chiesto aiuto al Comune di Mogliano Veneto, nel Trevigiano, il paese teatro dell'accaduto, e aveva contattato il vicesindaco Giorgio Copparoni, che oggi esprime sgomento per quanto accaduto. "Non possiamo giudicare affrettatamente, e in questo momento è inevitabile continuare a sperare che la nostra concittadina si riprenda", commenta Copparoni, "Ma i dettagli di questa vicenda aprono uno squarcio inquietante sul trattamento riservato dallo Stato a questi piccoli imprenditori. Il buon senso e l'equità dovrebbero essere sempre la nostra guida".
La vicenda che emerge è davvero paradossale. L'azienda della donna opera nel settore della carpenteria. La piccola impresa è stata sottoposta a un controllo da parte dell'Agenzia delle entrate che ha ipotizzato un giro di false fatturazioni contestate per l'esercizio del 2014.
Sono scaturiti così un contenzioso penale e uno tributario. Le accuse penali a carico della donna sono state archiviate dal tribunale di Treviso. In sede civile, invece, il giudice tributario ha accolto le argomentazioni del Fisco, dando il via al recapito automatico di una serie di cartelle esattoriali legate al riconteggio dell'utile dell'azienda, agli oneri Inps, Inail e ad altri addebiti.
I legali della società hanno impugnato la sentenza sfavorevole in appello, ma, nonostante questo, le cartelle continuavano ad arrivare.
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