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SANITA'

Protesi ad anca e ginocchio: una nuova speranza

La Casa di Cura lancia un percorso preoperatorio per accelerare il recupero

Protesi ad anca e ginocchio: una nuova speranza

Partirà a breve alla casa di cura “Città di Rovigo” il percorso riabilitativo preoperatorio indirizzato ai pazienti con un programma di chirurgia protesica di anca e ginocchio o a rischio di fratture del femore. Un progetto che prende le mosse dallo studio condotto su 86 pazienti transitati nella struttura nel 2023 i cui risultati sono stati presentati oggi nel corso di un incontro ad hoc organizzato in sala Bellinazzi.

“Si è trattato - ha spiegato il responsabile dell’area riabilitativa della casa di cura, Massimo Iannilli – di un’osservazione su pazienti transitati in casa di cura, operati di protesi di anca o di ginocchio o arrivati dopo una frattura al femore. Il 50% è giunto in reparto ignorando di presentare degli elementi preesistenti di cattivo stato nutrizionale e di debolezza con parametri di forza muscolare fuori norma. Un quadro complessivo che va a ridurre le capacità di recupero aumentandone i tempi, i costi sociali e le sofferenze”.

Da qui l’idea di un percorso riabilitativo pre-operatorio, utile, essenzialmente, a rinforzare certe capacità muscolari prima dell’intervento per poi riuscire a recuperare in minore tempo e funzionalmente meglio dopo di esso: la possibilità di imparare prima dell’operazione a gestire la deambulazione, a sapere come muoversi e cosa non fare con l’arto operato risulta utile al paziente sia da un punto di vista pratico che psicologico.

“Motivo per il quale stiamo lavorando per creare una rete in cui concorrano – ha aggiunto Paolo Boldrini, fisiatra e segretario generale della Società Europea di Medicina Fisica e Riabilitativa - diverse  strutture del territorio e  varie figure professionali: oltre ai diversi specialisti medici (fisiatri, chirurghi ortopedici, geriatri, reumatologi, medici di medicina generale) anche tutti gli altri componenti del team riabilitativo, come fisioterapisti, terapisti occupazionali,  infermieri ed operatori socio sanitari. Occorre individuare nella popolazione quegli elementi di fragilità che molto spesso non vengono cercati in fase prechirurgica e che si riscontrano invece anche nei soggetti di età avanzata e a rischio di frattura del femore”.

“L’obiettivo – ha concluso Iannilli - è quindi quello di aumentare l’efficienza degli interventi chirurgici grazie ad una rete strutturata che abbracci la fase della prevenzione, quella immediatamente successiva all’intervento e quella dell’osservazione e monitoraggio degli esiti funzionali a distanza. Con l’ambizione di far diventare la casa di cura il fiore all’occhiello provinciale nella riabilitazione del paziente con tali menomazioni”.

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