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A Rovigoracconta la scrittrice rodigina: "Il Polesine che sa accogliere"

Due orfane di guerra trovano riparo in una terra martoriata dall’alluvione

Il romanzo d’esordio di Sonia Aggio

Sonia Aggio, scrittrice rodigina, sarà al Rovigoracconta

Due orfane di guerra trovano riparo in una terra martoriata dall’alluvione

ROVIGO - Un giovane talento della scrittura è pronto a sbarcare a Rovigoracconta sabato alle 11.15 in Gran Guardia. “Magnificat” è il titolo del romanzo d’esordio di Sonia Aggio, scrittrice rodigina di 27 anni, il cui romanzo, edito da Fazi, è già un successo letterario che si sta affermando in tutta Italia. L’ambientazione è nota, ma non noti sono gli affascinanti contorni in cui la storia si muove: il Polesine nel 1951, quel Polesine ricordato per l’alluvione in questo caso diventa una terra accogliente per due cugine, Norma e Nilde, tra le quali si misura una tensione che poi lungo l’argine del fiume avrà una propria risoluzione.

Un romanzo intenso e visionario, tra apparizioni inquietanti e inspiegabili fughe, segreti della natura e dell’animo umano.

Sonia Aggio, da dove deriva la scelta del titolo?

“Deriva da un quadro del Botticelli, la Madonna del Magnificat, che inizialmente non aveva a che fare con la storia, ma poi è diventato parte di essa soprattutto per la creazione del personaggio di Norma. Il titolo è stato scelto come un talismano che poi nel corso delle vicende viene svelato per comprenderne l’ispirazione”

Nilde e Norma, vicine ma lontane. Cosa le allontana e cosa le accomuna?

“Sono due cugine, cresciute dal nonno materno poiché diventate orfane entrambe durante la guerra. La storia prende avvio dopo la morte del nonno, quindi formano un nucleo familiare autonomo. Una è timida e responsabile, attenta a come si comporta con gli altri e a fare una buona impressione; l’altra, invece, è il suo opposto, una mina vagante estroversa e molto fisica. E’ in questo loro legame speciale che si consuma tutta la vicenda”

Il Polesine, però, è il terzo protagonista del libro.

“Assolutamente sì, ma in una narrazione diversa rispetto a quella a cui siamo abituati perché diventa una terra accogliente, con connotati del tutto positivi. Le due protagoniste si sentono accolte e circondate dall’affetto delle persone che hanno attorno. Gli stessi personaggi del romanzo sono rispettosi di ciò che hanno attorno. Parlare di alluvione è poi ancora oggi molto importante perché sono passati settant’anni, ma per noi è ancora vicino e deve essere ricordato anche da chi è più lontano geograficamente da qui”

Come definirebbe il suo romanzo in tre parole?

“Direi estivo perché risente molto della calda atmosfera in cui è ambientato, sentimentale perché è una storia di legami e sentimenti anche se non c’è la canonica storia d’amore al centro, perturbante perché la realtà viene un po’ alterata da momenti eventi inspiegabili”.

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