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Rovigo

I "Pinguini" per l’ultimo saluto a Silvia Buson

Professoressa al liceo Paleocapa, lascia il marito e due giovani figli, Enrico di 22 anni e Leo di 15

I "Pinguini" per l’ultimo saluto a Silvia Buson

L’ultimo saluto alla professoressa Silvia Buson è stato celebrato lunedì 5 giugno pomeriggio nel giardino della cremazione a Copparo. Il commiato si è compiuto in una commossa e profondamente partecipata funzione civile in cui è stata ricordata dai familiari, colleghi e studenti. Dalle parole commosse traspariva tutto l’affetto per una persona che ha saputo lasciare un segno indelebile in tutti coloro che l’hanno conosciuta e intrecciato con lei un percorso di esistenza. Ne è uscito il ritratto di una persona spontanea pur nella profonda cultura che non ha mai fatto pesare, semmai amare, sensibile e generosa, genuina e sincera, perfino disarmante quando senza veli e con estrema semplicità parlava della sua malattia, quel mostro comparso all’improvviso, lei ancora giovane (47 anni) e i figli troppo piccoli, contro il quale ha lottato con tenacia per nove lunghi ma brevi anni.

Non perché fosse una lottatrice - come ha ricordato qualcuno che l’ha conosciuta bene descrivendo le sue debolezze e paure - ma proprio in nome di quell’attaccamento alla vita, una vita che tanto amava e che ha saputo anche godersi, nonostante tutto: sempre positiva ed entusiasta ed amante dei viaggi. “Vedere il bicchiere sempre mezzo pieno”, questo in realtà il suo più grande insegnamento ed eredità morale, come ha scritto lei stessa nella poesia con cui si è congedata dalle persone care. Quell’invincibile ottimismo che - come ha raccontato il figlio Enrico - le faceva trovare in un tramonto le sfumature più belle” e che l’ha sorretta nei momenti di maggiore sconforto, soprattutto quando confessava ai suoi più intimi la preoccupazione di lasciare troppo presto gli amati figli senza vederli crescere. Un’eredità che ha saputo costruire quella “corrispondenza d’amorosi sensi” - di foscoliana memoria - rivelatasi con lei neanche tanto un’illusione, ma qualcosa di così concreto che si respirava in modo tangibile durante la commemorazione.

Chi l’ha conosciuta si porta con sé il ricordo del suo sorriso limpido e sincero, la battuta pronta con acuta ironia e la passione contagiosa che metteva in ogni cosa. Gli affetti prima di tutto: lascia il marito e due giovani figli, Enrico di 22 anni e Leo di 15. Ma anche nell’altra sua passione, che era poi una vocazione, all’insegnamento, durante gli anni di docenza di lettere e latino al liceo scientifico Paleocapa di Rovigo. Sempre disponibile con i suoi allievi, che “rispettava ciascuno nella propria individualità senza mai considerarli dei vasi da riempire, aiutando chi era più svantaggiato e suscitando nei predisposti quella scintilla che ne ha fatto degli insegnanti e perfino scrittori”, ha ricordato una sua ex studentessa, poi amica. “A consolazione della perdita - ha concluso il marito Savio Stocco, psicologo, sulle note dei Pinguini Tattici Nucleari, che lei amava tanto - resta non un vuoto, ma la sua presenza nel ricordo”.

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