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"Vi racconto come il vino mi ha cambiato la vita"

Su Delta Radio la bella storia di Elisa Dilavanzo, da reginetta di bellezza a regina del Moscato

“Sono una ragazza fortunata e la mia è una storia bella”. Esordisce così ai microfoni di “Eccellenti, storie che lasciano il segno”, Elisa Dilavanzo, una produttrice di vino “per caso”, ex reginetta di bellezza, che seguendo il suo amore per il vino e per l’enogastronomia ne ha fatto un lavoro.

Ora Dilavanzo è imprenditrice e produttrice dal 2011 delle cantine "Maeli", una moderna azienda, i cui vigneti si trovano all’interno del Parco Regionale dei Colli Euganei. Con un passato sulle passerelle in tv, che l’ha vista arrivare alla finalissima di Miss Italia e tra le prime sei di Miss Universo, Dilavanzo - rodigina di nascita - ha raccontato ai microfoni di Delta Radio e di Fiammetta Benetton come il vino le ha cambiato la vita.

“Il vino - racconta Elisa - l’ho incontrato per caso facendo dei viaggi. Soprattutto in gioventù mi capitava di pranzare e cenare in bei ristoranti, mi sono approcciata a vini di livello. Così nel 2006 ho fatto un corso Ais. Volevo avere una cultura e un’infarinatura generale sul vino. Questo è stato il primo passo. Così sono andata avanti con il secondo e il terzo corso. Mi sono trovata a giugno del 2008 con il mio diploma e non contenta ho fatto un corso di degustatore ufficiale. Ho ottenuto il titolo di degustatore a settembre e sempre in quell’anno al concorso charme sommelier ho vinto nella categoria delle donne”.

Il destino ci ha messo lo zampino nel momento giusto e la rodigina ha subito iniziato la carriera commerciale come rappresentante di cantine italiane e francesi. “Di strada ne ho fatta tanta e dopo essere stata assunta da una cantina dei Colli Berici sono approdata in un grande hotel dei Colli Euganei. E qui è cambiata la mia vita”. Per vicende fortuite, ma anche per la sua grande caparbietà Elisa Dilavanzo è arrivata a conoscere il direttore dell’hotel che aveva appena rilevato un terreno. “Dovevo vendere un bancale di vino e invece ho cominciato a produrlo in un posto da cui vedo la laguna e le Dolomiti. Dove la musica e le sue vibrazioni influiscono sui vigneti e generano onde benefiche”.

Il moscato è il suo vitigno, declinato in varie vinificazioni. La vigna di Elisa non fa la guerra ai funghi e ai batteri: “Di guerre ce ne sono abbastanza, ma noi cerchiamo di fortificare al massimo le nostre vigne i nostri vini non hanno solfiti aggiunti. I due tre calici non disturbano se sono fatti con grande attenzione alla materia prima”.

Un colloquio sul filo del nettare divino e della musica a tema, tra Benetton e Dilavanzo, che si è chiuso con una domanda sul giusto vino da bere in alcune circostanze. “Per una reunion mi piacerebbe un vino Malvasia di Salina, che ha i profumi di sole, quello per me è il vino dell’evasione. Per festeggiare torno sul vino fermo, una Malvasia ma questa volta della Croazia, un vino rotondo, che è molto generoso e opulento. Oppure su un Pinot Nero, che nasce in Valle d’Aosta. Se c’è un’amicizia da riconquistare direi un Riesling. Il rosso? Cannonau, molto sfaccettato, e proveniente anche questo da un’isola, la Sardegna”. E se non avesse fatto la produttrice di vino? “Avrei fatto la scrittrice, mi piace scrivere”. E siamo sicuri che avrebbe anche in questo caso avuto successo.

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