VOCE
SPARI IN CLASSE
23.06.2023 - 20:25
Chi ha sparato alla prof “andava bocciato. Senza punizione, senza bocciatura, i ragazzi non si faranno mai gli anticorpi per affrontare gli ostacoli della vita”.
A dirlo è Paolo Crepet, psichiatra e sociologo, che interviene duramente sul caso degli studenti dell’Itis Viola di Rovigo, promossi con la media dell’8 e addirittura 9 in condotta nonostante nell’ottobre scorso avessero sparato in classe, con una pistola ad aria compressa, a un insegnante, postando poi il video sui social.
“Siamo a due passi dal delirio”, dice Crepet. “Il messaggio che si avvalla in questo modo è che sia stata una bravata e che come tale possa restare impunita. Ma in questo modo, anche i compagni di classe di questi ragazzi avranno imparato che si può sparare pallini al volto di una prof senza pagarne le conseguenze”.
Dal punto di vista educativo, una dichiarazione di resa. “In questo modo - dice il celebre psichiatra - si dà un dolore ai quei ragazzi. Da psicanalista penso che il loro comportamento fosse volto a cercare punizioni, a voler provare i limiti. Speravano che qualcuno si arrabbiasse. E la bocciatura era l’unica soluzione”.
Poi, Crepet chiama in causa direttamente i genitori. “Gli adulti devono comandare, dire dei no e non farsi impietosire dalle lacrimucce. Dobbiamo smettere di difendere sempre i figli. Quei ragazzi sono orfani di un capitano, e lo saranno anche nel prossimo futuro, quando arriveranno nel mondo del lavoro”.
Il discorso è più generale. E Crepet non lascia alibi ai ragazzi. Nemmeno quello della pandemia. “Hanno il disagio per la scuola, per l’esame di maturità, ma non per andare a bere lo spritz - evidenzia - certo la scuola italiana promuove tutti in un tripudio di generosità e di gioia. Quando l’esame di maturità promuove il 99% degli studenti, vuol dire che è tecnicamente fallita”. Il problema, per il noto psichiatra, sono però “le macerie di un bombardamento della scuola negli ultimi 30-40 anni. E credo che questo sia un gong, un allarme e che sia necessario intervenire in qualche modo perché questi ragazzi sarebbero il futuro. Ma quale futuro possiamo avere in questo modo?”.
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