VOCE
SPARI IN CLASSE
29.06.2023 - 06:04
Ha suscitato grande scalpore il 9 in condotta (poi ridotto a 7 e 6) dato nella pagella di fine anno scolastico agli studenti autori degli spari con pistole ad aria compressa nei confronti di un insegnante del Viola Marchesini. Poi l’ispezione e l’intervento da parte del ministro dell’istruzione Valditara per l’abbassamento dei voti ai ragazzi.
“Non mi permetto di entrare nelle dinamiche dell’autonomia della scuola, ma quanto sembra emergere è una non osservanza dei regolamenti previsti dalle normative in questa tipologia di casi - afferma Piergiorgio Cortelazzo, onorevole di Forza Italia -. Se posso poi fare un commento anche da genitore, non mi pare educativo premiare con un 9 in condotta questi ragazzi, per quanto siano giovani e abbiano tutto il tempo e il modo di riflettere sull’errore commesso. Ma mi pare anche un insulto a tutti quegli alunni che hanno avuto comunque 9 in condotta senza aver mai sparato o mancato di rispetto ad alcun docente. Trovo pertanto doveroso l’intervento del ministro con gli ispettori. Quello che è avvenuto non era una goliardia, ma un atto violento a tutti gli effetti. Ai miei tempi per un gesto simile sarebbe scattata la bocciatura. Mi pare che questi ragazzi già l’abbiano passata liscia con la promozione, mi chiedo come sia stato possibile ricevere una valutazione così alta. La scuola a mio parere non ha fatto una bella figura da un punto di vista educativo. Qual è il messaggio che passa? Che tutto è concesso?”.
Sul fatto che dalla vicenda ne sia uscito male l’immagine dell’intero sistema scolastico, si trova concorde anche Stefania Botton, segretaria territoriale di Cisl. “Da insegnante di scuola primaria, ho sempre ritenuto che i docenti avessero il pieno diritto di esprimere le valutazioni che ritenessero consone. In questo caso, personalmente, il 9 mi sembra eccessivo, ma inizialmente mi sono limitata a prenderne atto, senza giudicare, ipotizzando che il corpo insegnanti avesse preso in considerazione un percorso di riabilitazione, un lavoro rieducativo fatto nell’arco dell’anno. Il fatto che il ministro abbia ribadito che la valutazione finale deve tenere conto invece dell’intero anno scolastico, compreso l’atto deplorevole avvenuto, e non soltanto dell’ultimo periodo, io lo condivido".
"A mio avviso è stato gestito male l’aspetto valutativo: un’analisi che tenesse conto di tutto l’anno scolastico doveva essere fatta prima. Ma vengono fuori male tutti, in primis Rovigo stessa, che salta agli occhi della cronaca nazionale per un fatto negativo e quasi mai per le sue virtù e qualità, e poi il corpo docenti, che è stato messo in discussione in uno degli aspetti sacrosanti dell’insegnamento, quello valutativo. Il fatto poi che l’insegnante vittima della violenza non abbia ricevuto scuse, dimostra il sempre maggiore allontanamento tra classe, docente e genitori, che spesso tendono a difendere i figli a prescindere, a collaborare sempre meno e a delegare alla scuola soltanto l’onere della funzione educativa”.
Quando si discute di queste vicende, tuttavia, bisogna ricordare di non sfociare nel rischio di infierire troppo sull’aspetto punitivo, come sottolinea il senatore di Fratelli d’Italia Bartolomeo Amidei. “La questione è più complessa di ciò che sembra. In ogni caso, di fronte a uno studente che manca di rispetto a un insegnante io credo che non ci siano giustificazioni. È giusto che lo studente vada non tanto ‘punito’, ma direi ‘giudicato’, perciò appoggio l’intervento del ministro. Quelle valutazioni erano eccessivamente premiali e trovo corretto che ora un segnale chiaro sia stato dato. Detto ciò, qualora lo studente abbia seguito un percorso rieducativo, ritengo non si possa precludere la possibilità di rimediare all’errore. Non usiamo azioni e giustizialiste, perché ridurremo spazio al riscatto di questi ragazzini. Non tanto la punizione, ma il percorso rieducativo è ciò su cui bisogna focalizzare l’attenzione”.
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