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ROVIGO

“Una firma per decidere il futuro”

“Non c’è nulla contro la religione: serve per non soffrire, ma si può scegliere anche il contrario”

Fine vita, una firma per la dignità

 “Un atto di grande civiltà, ecco cos’è la dichiarazione di volontà anticipata”. Una possibilità che in tantissimi - anche in Polesine - non conoscevano ma che, grazie all’Accademia dei Concordi, ora è diventata davvero alla portata di tutti.

Il presidente Giovanni Boniolo, soddisfatto per l’incredibile risposta positiva dei cittadini di Rovigo all’evento organizzato dalla sua Accademia, spiega - a chi non avesse avuto la possibilità di partecipare - in cosa consiste e perché è così importante saperlo.

Presidente Boniolo, ma che cos’è la dichiarazione di volontà anticipata?

“Partiamo dal 2017, quando è stata promulgata la legge 219 che tratta le disposizioni anticipate di trattamento e parla di ‘Piano di cura condiviso’. Le disposizioni anticipate sono un atto con cui il cittadino dice cosa vorrebbe che le o gli fosse fatto - o non gli fosse fatto - in una situazione di fine vita. Queste, non hanno nulla a che fare con atti eutanasici e non riguardano il suicidio medicalmente assistito. Qui è possibile indicare che in determinate situazioni si può procedere anche con la sedazione palliativa profonda, con la quale ti addormenti e non ti accorgi che stai morendo. Ma non ha a che fare con il suicidio, non ha nulla di ‘anti-religioso’: è una dichiarazione che permette anche di scegliere che non ti venga fatto nulla. Tra le altre cose, molte religioni, anche quella cattolica, parlano della possibilità di mettere fine all’accanimento terapeutico e agevolare la possibilità di non soffrire: non per portare alla morte, ma per terminare la sofferenza. Inoltre, con la dichiarazione anticipata, se un cittadino sceglie di soffrire nessuno può dire nulla. E’ una scelta personale indiscutibile, sia in un senso che nell’altro. Attenzione, lo ripeto: non è un permesso per l’eutanasia o il suicidio medicalmente assistito, è un atto di enorme civiltà che permette di essere autonomo nel fine vita”.

Come funziona e come si aderisce?

“Ci sono dei moduli, ne esistono diverse forme: noi in Accademia ne utilizziamo uno, e ce ne sono ancora delle copie in guardiania. Questi moduli, una volta compilati, vanno portati dal notaio o, più semplicemente, all’ufficio anagrafe del Comune di residenza che li registra. Esiste poi anche il registro nazionale, dove vengono raccolte tutte le dichiarazioni anticipate di trattamento. E’ un atto formale al quale si può recedere sempre, in qualunque momento e in questo modulo si può indicare, ma non è obbligatorio, anche un fiduciario, che non necessariamente deve essere un familiare, al quale si delegare, in condizione di incapacità per malattia o incidente, la possibilità di far presente cosa voleva il firmatario dell’atto”.

L’evento organizzato dall’Accademia su questo tema ha avuto un incredibile successo. Quante adesioni avete avuto?

“La sala era davvero piena di gente, e c’erano tantissime persone che non avevamo mai visto in Accademia. Questo anche grazie alla presenza dell’avvocato Laura De Biasi e dell’anestesista Davide Mazzon, che hanno potuto dare tutti i chiarimenti richiesti. Oltre alla partecipazione in sala sono state sorprendenti le reazioni sui social: abbiamo ricevuto davvero migliaia di commenti e di richieste di informazioni, anche grazie ai media. Questo era il primo vero evento con una portata civica così importante organizzato dall’Accademia, e quello che mi fa più piacere di ogni altra cosa è che Rovigo abbia risposto bene. Questo dimostra che l’Accademia può svolgere un ruolo davvero importante per la città. Anche il Comune di Rvigo è stato molto presente e partecipativo, con la presenza anche delle funzionarie Cibola e Pattaro dell’anagrafe, che hanno dato ai presenti tutte le informazioni del caso. Ringrazio nche il prefetto. Insomma, abbiamo voluto organizzare un evento in chiave del tutto istituzionale, senza bandiere”.

Perché lei crede così tanto a questo tema?

“Intanto devo dire che l’idea di organizzare questo evento è venuta congiuntamente con l’avvocato Roberta Cusin, presidente del comitato pari opportunità dell’ordine professionale, perché volevamo dare ‘gambe’ a una legge fin qui in larga parte disattesa. Abbiamo pensato fosse giusto fare questo evento a Rovigo poiché crediamo che questa dichiarazione sia un atto di grande civiltà. Credo a queste cose, chi mi ha seguito un po’ lo sa: tutta la mia carriera ha sempre avuto a che fare con temi sensibili, etici”.

Quali sono le differenze e le analogie con la proposta di legge depositata dall’associazione Coscioni a Venezia?

“La differenza è che l’associazione Coscioni propone una legge che allarghi i confini di quella che oggi esiste. Si vorrebbe andare anche oltre alla sedazione profonda, che è un atto terapeutico di annullamento del dolore, e arrivare al suicidio assistito”.

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