VOCE
VENETO
05.07.2023 - 10:16
Il malessere, improvviso, si era manifestato durante una vacanza a Monaco, lo scorso aprile. Poi il rientro in Italia, le visite mediche, la terribile diagnosi e le operazioni che avevano riacceso l'ottimismo. La speranza è durata purtroppo poco, troppo poco. Alcuni giorni fa, imprevedibile e inaspettata, la complicanza che non le ha lasciato scampo.
Giada Martini, 18 anni compiuti lo scorso gennaio, è morta ieri mattina all'ospedale San Bortolo, di Vicenza dov'era ricoverata. Purtroppo l'ultimo, disperato tentativo dei medici di salvarle la vita è stato vano e per lei non c'è stato nulla da fare.
La studentessa, nei mesi scorsi, era stata operata due volte all'ospedale San Bortolo di Vicenza per un astrocitoma delle vie ottiche, un tumore cerebrale maligno che si riscontra spesso nei bambini e nei più giovani. La scoperta del tumore era avvenuta subito dopo il rientro dalla vacanza con i genitori in Germania, quando la ragazza era stata sottoposta ad accertamenti per far luce sui sintomi improvvisi che si erano manifestati.
La prima volta l'intervento era stato eseguito in aprile per via nasale da una equipe del reparto di otorino e la seconda, visto che la lesione continuava a crescere, il 30 maggio per via endocranica alla testa dagli specialisti della neurochirurgia. E l'esito era stato più che positivo pur in presenza di un tumore complesso e spesso letale. Tutti i riscontri erano stati incoraggianti. Confortanti le prospettive. Giada si era svegliata bene. Era andata a casa. La vista era rimasta intatta. La speranza era che, con le cure successive, potesse anche uscirne.
Poi, purtroppo, la sfortuna si è accanita. Una complicanza improvvisa che nulla ha a che vedere con il tumore estirpato dai medici. È subentrata una patologia imprevista ed imprevedibile. Un'emorragia cerebrale causata da un aneurisma che si è rotto in una sede che clinicamente non si vedeva, che prima non c'era e non le ha dato scampo.
Giada, studentessa all'ultimo anno del liceo Quadri, avrebbe dovuto sostenere gli esami di maturità in questi giorni: non ha mai smesso di lottare e, anche nei momenti più difficili, non ha mai perso il suo sorriso. Abitava insieme ai genitori Daniele e Paola e alla sorella minore in città, nel quartiere San Paolo. I parenti, chiusi nel dolore, hanno voluto ringraziare i medici Alvaro e Volpin e tutto il reparto di Neurochirurgia e Terapia Intensiva dell'ospedale San Bortolo per le cure prestate e hanno acconsentito alla donazione degli organi.
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