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ROVIGO

Il vuoto (urbano) che fa paura

Impossibile vietare l'ingresso, Casa Serena diventa un incubo per la sicurezza

Il vuoto (urbano) che fa paura

Il casermone degli spettri. Si chiama Casa Serena, ma di notte l’aspetto del grande immobile della Commenda ha un aspetto ben poco sereno, piuttosto inquietante tetro, di desolazione. Ed entrare nei grandi spazi del parco che costeggia l’edificio non è per niente difficile. Il rischio è quello di un Maddalena bis, dove degrado, incuria e sbandati possono diventare padroni.

Buio e abbandono sono la conseguenza di quel che è successo negli ultimi mesi nel caso Iras. La casa di riposo rodigina, immersa nei debiti, per non affogare ha dovuto lasciare al suo destino Casa Serena, edifico del Comune di Rovigo ma in gestione Iras a seguito della convenzione di anni fa. L’accordo per la riqualificazione non è andato in porto e così negli ultimi mesi Casa serena si è prima svuotata di servizi, ospiti, lavoratori e inquilini. Da qualche giorno anche la cucina ha smesso di essere utilizzata ed ora restano solo due turni di guardiania per un barlume di sorveglianza. ma dalle 19 il vuoto diventa assoluto. Alleviato solo dai controlli delle pattuglie delle forze dell’ordine, che però non possono essere in via Bramante ad ogni minuto.

Avvicinarsi in piena notte al mostro di cemento che fu casa di riposo è un gioco da ragazzi. Il cancelletto di entrata, che immette sul viale che conduce all’ingresso dello stabile, appare chiuso. Ma basta spostarsi di una decina di metri per trovarsi l’accesso spalancato. Quello con la scritta bocciodromo che immette a lato del parco sul quale si affaccia il casermone. Da qui parte il vialetto che avvolto da piante, cespugli e siepi è davvero avvolto dall’oscurità.

I lampioni ai margini del parco creano un effetto penombra. Pochi passi e si arriva all’ingresso di Casa Serena. Tutto chiuso, ma dalla vetrata si intravedono le prime stanze illuminate. Vuote perché gli arredi non ci sono più da settimane. Ai lati dell’ingresso si alzano i piani dell’edificio, tutti al buio, quasi spettrali. Un paio sono rischiarati da una fioca luce che sottolinea il vuoto.

Di fronte all’ingresso è parcheggiato un furgoncino, forse per far capire che, almeno di giorno, l’edifico è presidiato. Ai lati e dietro questo parallelepipido di cemento e vetri il buio è ancora più fitto. .
Una cancellata dovrebbe fare da argine ad ingressi abusivi, ma basta poco per sollevarsi e andare di là, per essere inghiottiti dalla notte. E ci vuole poco ad immagina quanto facile potrebbe essere per sbandati o malintenzionati trasformare il retro del parco di Casa Serena in un ricovero improvvisato. Per non parlare di danni e vandalismi.

Una situazione per ora non paragonabile all’ex ospedale Maddalena, per anni rifugio di sbandati e criminalità, là l’immobile appare meno integrato nel tessuto urbano. I rumori delle vicine case e della strada infatti lasciano ancora Casa Serena nel limbo, dalle finestre oltre la strada si sente addirittura una tv accesa. Ma nel retro del parco? Là è davvero zona franca.


E forse è per tutto questo che nelle scorse settimane un summit in prefettura aveva sottolineato l’esigenza di assicurare controlli continui in quel complesso. Nell’incontro in Comune, pochi giorni fa, si era addirittura ipotizzato di chiudere gli accessi in maniera ermetica, murando alcune finestre o porte. Entrane all’interno dei piani di Casa Serena sarebbe ancor più inquietante, un tour nel vuoto assoluto, decadente e triste. Con la prospettiva, da evitare, di un progressivo disfacimento. Un altro morto di pietra che alza dal cuore della città.

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