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La locanda della casa

Alla mensa dei poveri: "Aiutiamo tutti"

Le storie di chi ha bisogno: “Sono scappato dalla povertà”. “Viaggiato tanto, ma sto male”

Alla mensa dei poveri: "Aiutiamo tutti"

Le storie di chi ha bisogno: “Sono scappato dalla povertà”. “Viaggiato tanto, ma sto male”

L’accoglienza è di casa a Rovigo. In via Pascoli 51, nei locali del seminario, da lunedì è attivo il servizio mensa e di ascolto per i meno abbienti della città. È già iniziata positivamente l’esperienza, dopo che i frati hanno sospeso il servizio. Caritas ha deciso di dare continuità all’operato per la comunità, per i soggetti più fragili, per quanti sono poveri e talvolta senza casa. Non è un momento solo per mangiare, ma anche per stare insieme, per ascoltare, per portare serenità. Tanti i volontari che offrono il loro aiuto, con una collaborazione di Porto Alegre.

“È già qualche anno - commenta Davide Girotto, direttore di Caritas Rovigo - che pensiamo ad una nuova modalità di dare un aiuto a chi ha bisogno. Sapevamo che i frati, purtroppo, non avrebbero più potuto dare seguito alla loro attività. Ci siamo rimboccati le maniche e ora siamo qui, alla Locanda della casa, chiamata così perché diventerà la casa della diocesi. Ci teniamo non soltanto a fornire un servizio di alimentazione, ma anche a dare un sostegno di ascolto a queste persone che hanno bisogno”.

“La nostra organizzazione - spiega Enrico Buoso, responsabile del servizio mensa - è semplice. C’è un orario in cui arrivano gli ospiti, viene fornito loro il piatto del giorno, con annessa frutta per ristorarsi. Inoltre, è attivo un banco alimentare per quanti avessero necessità anche per il resto del giorno”.

Le storie sono tante, ci sono alcuni italiani, ma soprattutto molti sono gli stranieri, migranti anche spaesati che si trovano davanti a volti gentili dopo che per lungo tempo non ne hanno incontrati. Ci sono tante storie, le vedono per primi quanti operano all’interno della struttura, come Irene: “Io fornivo già il mio servizio quando la mensa era dai frati, ora sono qui per proseguire questo cammino. Non possiamo non notare che ci sono tante famiglie italiane in difficoltà e sono anche in crescita, così come ci sono migranti che letteralmente non sanno dove andare, magari aspettano di capire dove verranno inseriti nei centri accoglienza. Ad oggi, abbiamo una media di venti, talvolta trenta persone che vengono, ma sappiamo che non abbiamo una visione completa della povertà poiché di sicuro c’è anche una parte sommersa di gente bisognosa”.

Tra le tante storie, c’è quella di Akib, 27 anni, originario del Pakistan. Parla tre lingue, compreso il turco e il greco, e racconta: “La vita in Pakistan è difficile, qui mi trovo meglio. In Pakistan il Primo ministro precedente era apprezzato, ora è in prigione e si è sostituito un regime politico che sta dando problemi. La gente fa fatica a vivere, la povertà è dovunque. Sono scappato in Turchia e in Grecia. Vivevo nei campi, ma in Grecia non davano neanche cibo e acqua. Qui mi sento bene, anche se al momento dormo per strada. Domani andrò a chiedere se qualcuno può darmi una mano per avere un tetto sopra di me”.

Anche Ajmal è giovane. Ha 31 anni e viene dall’Afghanistan: “Ho viaggiato tanto per fuggire dal mio Paese, sono stato in Turchia, in Bulgaria, in Bosnia. Adesso sono in Italia, ma dormo su una panchina. Ho un permesso di giorno e non sto tanto bene, spero che qualcuno possa darmi una mano perché sto facendo fatica”.

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Commenti all'articolo

  • frank1

    30 Agosto 2023 - 11:42

    un dotto amico diceva: non vorrei mai che i problemi altrui diventassero i miei...eppure l'ue è ampia...ma arrivano tutti qui..perchè??

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