VOCE
loreo
29.09.2023 - 18:00
Salvaguardare la filiera dell'orzo da birra italiana con strategie e metodi innovativi di coltivazione più resilienti e produttivi anche alla luce dei cambiamenti climatici. Necessari anche adeguati sostegni per i produttori.
Al convegno "Orzo distico da birra: la filiera virtuosa da sostenere" organizzato a Loreo da K-Adriatica Spa - Italmalt, Coldiretti Veneto e Consorzio Birra Italiana si è fatto il punto di un settore, quello dell'orzo da birra per produrre malto, che sta vivendo un momento di difficoltà. A fronte di un calo di resa dell'orzo distico, per l'aumento dei costi e gli effetti dei cambiamenti climatici, è in crescita il consumo interno di birra.
La filiera della birra italiana, che coinvolge oltre mille attività e dà lavoro a circa 93mila addetti, crea un volume di mercato di 9,5 miliardi di euro e un valore pari allo 0,53% del Pil nazionale e dipende sempre di più dall'estero per i cereali utilizzati. Il risultato è che il nostro Paese deve importare oltre il 60% di malto per produrre la birra nazionale.
"Da anni – precisa Teo Musso, presidente del Consorzio Birra Italiana - si parla di cambiamento climatico, ma negli ultimi cinque ne osserviamo gli effetti diretti sulla filiera agricola della birra. In generale tutte le materie prime ma soprattutto la produzione di cerali ne sta risentendo con rese per ettaro calanti. Il convegno vuole fare un punto su quali siano le strategie che possono essere messe in atto per salvaguardare la filiera di un prodotto, la birra, che nel 2022, ha raggiunto il massimo storico di consumo in Italia con c.a 38 litri pro capite. Si parla quindi di ricerca genetica e varietale, agricoltura 4.0 di precisione e sostegno alla coltivazione con attenzione rivolta alla sostenibilità ambientale".
"Dipendere dall'estero in modo preponderante aumenta i rischi di stabilità della filiera della birra made in Italy- spiega il Giovanni Toffoli, Ceo di K-Adriatica - Una filiera che a livello italiano, grazie ai decaloghi di produzione sta abbracciando sempre più i concetti di economia rigenerativa, andando oltre il concetto di sostenibilità. Si propone, infatti, non solo di gestire in modo efficiente le risorse impiegate, ma di ripristinare e rigenerare i terreni, in particolare le aree marginali, grazie alla grande adattabilità dell'orzo e come alternativa alla monocoltura, superando in questo modo la mera mitigazione degli impatti negativi".
"Sostenere lo sviluppo della filiera dell'orzo da birra italiano significa non solo ridurre i costi ambientali delle importazioni, ma anche e soprattutto promuovere attivamente la rigenerazione degli ecosistemi coinvolti, sia a livello agricolo, con tecniche agronomiche innovative e sistemi di affiancamento alle decisioni che supportano gli agricoltori durante tutto il ciclo colturale, che a livello sociale con la creazione di nuovi posti di lavoro anche grazie al progetto della nuova malteria che realizzeremo qui a Loreo. Un progetto altamente tecnologico per produrre malto da birra a impatto zero, sfruttando le più moderne soluzioni di risparmio energetico utilizzando e fonti rinnovabili".
Il Veneto si candida a regione leader anche nella produzione di birra a km0. Dei circa 200 birrifici artigianali presenti sul territorio regionale il 30% è agricolo con una coltivazione in proprio delle principali materie prime come orzo e luppolo. 75 milioni i litri prodotti pari al 13% del totale nazionale con una varietà di gusti legati direttamente ai prodotti agricoli come la birra al radicchio rosso tardivo, al riso, al carciofo oppure aromatizzata alla canapa.
"Un successo – precisa il presidente di Coldiretti Veneto Carlo Salvan - che è il frutto anche di una normativa regionale, fortemente voluta da Coldiretti, che ha inteso premiare gli agribirrifici in base alla qualità, al metodo di lavorazione ma soprattutto all'origine delle materie prime impiegate. Il provvedimento in questi anni ha favorito anche l'occupazione nel settore degli under 35 riconoscendo questa professione come connessa alla qualifica di imprenditore, creando anche i presupposti del "piccolo birrificio agricolo". Il sostegno alla filiera dell'orzo distico da birra è il punto cruciale per rimarcare come la birra artigianale abbia una forte identità legata al territorio che rappresenta il suo punto di forza strategico sia sul mercato nazionale che internazionale come vero made in Italy per valorizzare un crescere che deve crescere". "Occorre puntare su filiere sostenibili, competitive ed eque in cui i produttori si sentano parte attiva – continua Salvan - creando la relazione tra il primo anello quello della produzione e l'ultimo quello che K Adriatica rappresenta. È fondamentale creare progettualità che diano futuro a filiere come questa".
Sulla ricerca come risposta al cambiamento climatico, Pnrr sono intervenuti Paolo Passaghe, dottore di ricerca Scienza degli alimenti dell'Università di Udine e Gian Franco Regnicoli, Responsabile di produzione della Malteria Italiana Artigianale.
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