VOCE
LA STORIA
03.10.2023 - 10:36
La storia di Christian Agbor, 28 anni, nato in Nigeria, è una di resilienza, determinazione e impegno civico. Un giovane uomo che, nonostante le avversità, ha trovato la sua strada in Italia e ora lotta per migliorare la vita degli immigrati a Padova.
La sua storia inizia in Nigeria, dove Christian aveva ottenuto una laurea in Informatica e stava cercando un lavoro. Tuttavia, il clima di instabilità e violenza nel suo paese lo ha costretto a cercare una via di fuga. Inizialmente, aveva cercato un'opportunità di ingresso regolare in Europa attraverso un'agenzia, ma purtroppo, è stato ingannato e costretto a intraprendere un pericoloso viaggio attraverso il deserto del Niger e la Libia.
Il suo racconto - raccolto dal quotidiano "Il Mattino di Padova" - tocca il cuore quando parla di come ha attraversato il deserto a piedi, un'esperienza che è difficile da immaginare se non la si vive. Il viaggio lo ha portato in un lager libico, dove ha trascorso quattro mesi in condizioni disumane, vivendo come uno schiavo senza catene.
La sua fuga dalla Libia è stata un'altra prova di coraggio. Christian e altri migranti sono saliti su un gommone, dove il giovane nigeriano, laureato in Informatica, si è offerto di aiutare a navigare utilizzando il GPS. Il pericolo era sempre in agguato, ma dopo 19 ore di viaggio, sono stati finalmente salvati da una nave slovena e successivamente raccolti da un'organizzazione non governativa italiana al largo delle coste siciliane.
Tuttavia, il percorso di Christian in Italia non è stato privo di ostacoli. Dopo essere sbarcato a Pozzallo, è stato erroneamente accusato di essere uno scafista e incarcerato a Ragusa per quattro mesi. Alla fine, è stato rilasciato, ma si è ritrovato solo in Sicilia, senza alcun supporto, con appena 80 centesimi in tasca.
La sua determinazione lo ha spinto a cercare una soluzione. Christian ha iniziato a imparare l'italiano da solo in prigione, guardando la televisione e leggendo un libro. Ha scelto Padova come suo obiettivo, grazie a una cartina geografica che gli avevano dato, perché sembrava essere vicina al confine, cosa che avrebbe potuto agevolare la sua possibile uscita dall'Italia.
Quando è arrivato a Padova, si è ritrovato in una situazione estremamente difficile. Senza un posto dove vivere, ha dormito per strada in vari luoghi, tra cui Piazza Gasparotto. La lotta per la sopravvivenza lo ha portato a fare l'elemosina e vendere piccoli oggetti per strada. Ha sperimentato il razzismo e l'ignoranza da parte di alcuni, ma ha anche ricevuto aiuto dai servizi sociali.
La sua esperienza personale lo ha portato a rifiutare la possibilità di guadagnare denaro attraverso il traffico di droga, mantenendo integro il suo diritto di asilo. Ha lottato ogni giorno per guadagnare abbastanza per vivere e continuare a imparare l'italiano.
Le sfide non sono finite quando ha ottenuto il permesso di soggiorno. A causa della sua limitata conoscenza dell'italiano, ha avuto difficoltà a trovare lavoro e spesso è stato discriminato a causa della sua origine straniera.
Christian ha sperimentato il razzismo, ma con determinazione ha deciso di non lasciare che gli insulti lo ferissero. Oggi, gli insulti scivolano via da lui. Ha imparato a superare l'odio con la forza interiore e la resilienza.
Parlando della gestione dell'immigrazione in Italia, Christian è critico. Ritiene che ci sia una mancanza di percorsi di integrazione e inclusione sociale per gli stranieri. Nonostante le competenze e le abilità degli immigrati, spesso non vengono considerati per lavori o opportunità.
Christian Agbor ora è il presidente della commissione stranieri di Padova, dove raccoglie le istanze degli stranieri residenti nella città e le porta agli amministratori. Lavora anche per favorire la mediazione culturale e promuovere la comprensione reciproca tra le diverse comunità.
La sua storia di resilienza e impegno civico è un esempio ispiratore di come un individuo possa trasformare le avversità in opportunità. Christian sogna un futuro in cui la commissione stranieri diventi permanente, non più legata al mandato di un sindaco, e in cui l'immigrazione possa essere vista come una risorsa per l'Italia.
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