VOCE
VILLAMARZANA
16.10.2023 - 05:00
VILLAMARZANA - Il programma è il medesimo da anni ma l’emozione che ancora, a distanza di tanto tempo, provocano i rintocchi della campana il giorno dedicato alle celebrazioni dell’eccidio di Villamarzana, non è possibile sopirla. Un rintocco, un nome. E dietro quel nome la storia di un uomo, spesso un ragazzo, barbaramente ucciso dalla vigliaccheria di un regime, da un’idea. A Villamarzana il cerimoniale è rispettato da anni, di buon mattino l’incontro davanti al municipio di Castelgulglielmo, le deposizioni dei fiori in piazza Vittorio Veneto con l’alzabandiera e ancora fiori al Mausoleo dei Martiri, il breve tragitto fino a San Bellino per onorare il maestro Giovanni Tasso e poi il trasferimento a Villamarzana.
Ancora fiori, ancora corone di fiori, in cimitero, per non abbandonare nessuno di quei morti nell’anonimato del ricordo, per scolpire quei nomi nella memoria di ciascuno. Alle 10.30 la messa, celebrata in questo 79esimo anniversario dal parroco, don Silvio Baccaro e, al termine, ancora il ricordo per rendere viva la memoria con i 43, drammatici, evocativi, commoventi, intensi, rintocchi di campana. Ad ogni tocco un nome che ciascuno, ancora, dopo 79 anni, ha potuto accostare ad una parola: libertà, pace, costituzione, impegno, gioventù, vita, martirio, giustizia, resistenza, dignità, memoria e tante, davvero tante altre, molte più di 43.
A Villamarzana quel “primo esempio” ricorda Marzabotto e Sant’Anna di Stazzema, ma anche il grande rastrellamento di Stienta che sarà ricordato il prossimo 26 ottobre, le 21 vittime di Villadose in due episodi distinti e le tante vite stroncate dalla furia dei nazisti e dei fascisti.
A Villamarzana, quest’anno, sul palco delle celebrazioni sono saliti i giovani delle scuole e del doposcuola e la nipote di una testimone, troppo anziana per essere presente, ma non troppo per far pervenire alla piazza, attraverso la nipote, il proprio messaggio di pace. E poi Daniele Menon, sindaco di Villamarzana, categorico, preciso, storicamente impeccabile e politicamente prospettico nel saluto iniziale, il prefetto, Clemente Di Nuzzo, rigoroso sotto il profilo istituzionale e al tempo stesso empatico nella lucida analisi che tratta dal passato e collocata nel presente e nel prossimo futuro.
Il presidente della Provincia di Rovigo, Enrico Ferrarese, ha portato il saluto della segreteria della presidenza della Repubblica, del presidente della Regione Veneto, Luca Zaia e, ovviamente, il proprio, anticipando le commemorazioni ufficiali di Floriana Rizzetto, presidente provinciale dell’Anpi di Padova e membro della direzione nazionale Anpi e di Diego Crivellari, presidente del Cur, a Villamarzana per conto dell’Istituto polesano per la storia della Resistenza e dell’età contemporanea. Tanti i passaggi significativi, in entrambi gli interventi, all’interno di un percorso che all’impegno associativo, di prospettiva, ha affiancato l’analisi storica e si è concluso convergendo sui temi che caratterizzano il nostro presente.
“La Resistenza ha visto protagonisti antifascisti di ogni estrazione politica, tutti uniti dal medesimo scopo - ha affermato Rizzetto - scopo che ci deve unire ancora. Il rispetto della Costituzione, il batterci contro interpretazioni o disinterpretazioni che la vogliono stravolgere. Questo è il nostro compito”.
E Diego Crivellari ha incalzato: “Noi conosciamo bene il valore della pace e del dialogo. Pace, dialogo multilaterale, impegno per la democrazia e per il rispetto dei diritti umani. Oggi più che mai l’Italia deve poter agire in questa direzione. Un lavoro non facile ma questa è la nostra storica vocazione di Paese europeo e mediterraneo. Oggi più che mai abbiamo bisogno di un’Europa che sia finalmente capace di muoversi come attore politico di rilievo sulla scena internazionale e memore delle guerre che per secoli hanno insanguinato i suoi confini, operi concretamente per la risoluzione dei conflitti. Una situazione, quella attuale, che ci carica anche di più grandi responsabilità e ci spinge ad agire, ognuno con la propria coscienza, con la propria cultura, presso i governi e le istituzioni, affinché sia possibile far prevalere le ragioni del dialogo”.
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