VOCE
VENETO
24.10.2023 - 16:00
Mascherine. Foto di repertorio
La gestione delle forniture durante l'epidemia di Covid-19 è stata un argomento di grande importanza e complessità, e uno dei risultati più sorprendenti di questa gestione è emerso nella vicenda delle 210 tonnellate di mascherine chirurgiche, originariamente destinate ad ospedali, case di riposo e comuni alle prese con l'apice dell'emergenza Covid. Invece di raggiungere le strutture necessarie, queste mascherine hanno ora una destinazione molto diversa: la discarica tattica regionale di Sant’Urbano. Da simbolo della pandemia a rifiuto da smaltire, questo caso rappresenta anche un problema finanziario per la Regione Veneto, poiché lo smaltimento di queste mascherine scadute avrà un costo di quasi 50.000 euro. A riportare la notizia, il quotidiano Il Mattino di Padova.
La storia di queste mascherine inizia nel marzo 2021, quando furono sequestrate nell'ambito di un'indagine condotta dalla Procura della Repubblica di Gorizia sulle forniture non conformi effettuate dalla struttura commissariale per il Covid. Tuttavia, ora, con il dissequestro delle mascherine, si è rivelato che sono ormai scadute e non possono più essere utilizzate. La Regione Veneto si è impegnata a coprire i costi dello smaltimento.
L'epidemia di Covid-19 ha messo in luce la complessità della gestione delle forniture e la necessità di garantire che i dispositivi di protezione individuale soddisfino i requisiti di sicurezza e qualità. Nel gennaio 2020, il Consiglio dei Ministri dichiarò lo stato di emergenza sanitaria in tutto il territorio italiano. Successivamente, la struttura commissariale per l'emergenza Covid, guidata da Domenico Arcuri, fu incaricata di fornire dispositivi di protezione individuale, comprese le mascherine chirurgiche, agli enti pubblici e alle strutture sanitarie. Questa decisione è stata presa a causa delle difficoltà nel reperire tali dispositivi sul mercato.
La vicenda delle mascherine non conformi ha portato a un sequestro da parte della Procura della Repubblica di Gorizia nel marzo 2021. Queste mascherine, importate dalla Cina, sono state considerate non conformi alle norme e quindi potenzialmente pericolose per la salute. Molte di queste mascherine erano destinate al Veneto, portando l'Azienda Zero a bloccare le mascherine incriminate in magazzino e a richiedere il ritiro di quelle eventualmente già distribuite alle strutture destinatarie.
Il dissequestro delle mascherine ha sollevato nuove sfide, poiché queste non sono più utilizzabili a causa della scadenza. Pertanto, la Regione Veneto deve ora affrontare i costi dello smaltimento delle 210 tonnellate di mascherine, una spesa che ammonta a quasi 50.000 euro. La vicenda rappresenta un simbolo di malagestio durante la pandemia, poiché rappresenta una situazione in cui le risorse sono state investite in dispositivi non conformi, che ora devono essere smaltiti a spese dei cittadini.
La giustizia dovrà ancora chiarire le responsabilità legate a questa vicenda, ma nel frattempo le mascherine, una volta destinate a proteggere dalla pandemia, si trovano nella discarica, un triste epilogo di un capitolo complesso e costoso della gestione dell'emergenza Covid-19.
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