VOCE
LA MAXI INCHIESTA
25.10.2023 - 21:00
Lo mette nero su bianco anche il giudice per le indagini preliminari: sapevano bene cosa avrebbe potuto provocare quella bomba, mollata nell’androne di un condominio di via Dogana, a Cavanella Po, affacciato sul campetto da calcio. Non erano impreparati a una esplosione in grado di devastare l’androne e scardinare tre porte di altrettanti appartamenti. Il tutto in un condominio pieno di famiglie, pieno di bambini. A un orario, tra l’altro - le 22 circa - che non era certo notte fonda. Se qualcuno fosse stato nell’androne, se qualcuno fosse stato dietro una delle tre porte sparate via come tappi di sughero, sarebbe finita male, molto male.
Per quello che, allo stato, per la ricostruzione che ne danno gli inquirenti, è un vero e proprio attentato - e neppure unicamente dimostrativo - sono stati arrestati tre giovani bassopolesani: S.N. del 2000 residente a Porto Viro, M.T. del 2002 residente a Taglio di Po, T.C. del 2001 residente a Loreo.
Accogliendo la richiesta di misura cautelare del pubblico ministero, il giudice ha ritenuto che fossero appropriati i domiciliari. Altri due ragazzini sarebbero indagati a piede libero, a quanto si apprende, così come un militare al quale i giovani si sarebbero rivolti per cercare di capire se si stesse indagando su di loro. La posizione di quest’ultimo, chiaramente, non ha nulla a che vedere con le esplosioni, ma è riferita unicamente a una possibile rivelazione di notizie che avrebbero dovuto restare riservate.
L’esplosione alla quale si fa riferimento è quella avvenuta nella serata del 31 marzo a Cavanella Po. Non è l’unica addebitata al gruppetto, chiamato a rispondere anche delle tre deflagrazioni avvenute a notte fonda in prossimità degli appartamenti del Villaggio Tizé, a Rosolina Mare, verso le quattro del mattino dello scorso 29 luglio.
Inizialmente la Procura aveva contestato la tentata strage, ma il giudice per le indagini preliminari, nella propria ordinanza, indica come più appropriato il tentato omicidio plurimo. Parliamo, comunque, di reati gravissimi. A chiudere il quadro, i reati collegati al possesso dell’esplosivo e all’uso che ne è stato fatto.
Il motivo sarebbe stato xenofobia, odio verso gli stranieri, razzismo. Chiamatelo come volete. Le località delle esplosioni sarebbero state scelte scientemente perché lì si trovavano stranieri, in gran numero.
E queste due “imprese”, secondo gli investigatori, non sarebbero state destinate a rimanere isolate, dal momento che il gruppetto, a quanto emerge dalle intercettazioni, avrebbe paventato anche spedizioni punitive contro gli stranieri, da pestare, in particolare, con mazze da baseball.
Vanterie? Spacconate? Non per gli investigatori. I carabinieri del Nucleo operativo e Radiomobile di Adria, infatti, con una brillante indagine culminata negli arresti scattati nella notte tra lunedì e martedì, hanno documentato particolari preoccupanti.
I ragazzi, infatti, per quanto giovani e incensurati, avrebbero messo in atto una serie di cautele di non basso profilo criminale, per evitare di essere scoperti: passamontagna, veicoli con targa oscurata, analisi del percorso da fare per individuare quello con meno videosorveglianza, sino alla ricerca di una possibile “talpa” che li aggiornasse su eventuali indagini a loro carico. Un quadro preoccupante.
Ora, si attende la fissazione dell’interrogatorio di garanzia e delle scelte che gli arrestati faranno, assieme ai propri avvocati.
“Le ipotesi di reato formulate dalla Procura sono senza dubbio gravi e necessiteranno di una valutazione e di un approfondimento attento e scrupoloso - spiega a questo proposito l'avvocato penalista Anna Osti, del foro di Rovigo, difensore di uno dei tre giovani - Ritengo comunque importante che già il giudice per le indagini preliminari, nel valutare la richiesta di misura cautelare, abbia ritenuto di riqualificare l'accusa più pesante, escludendo la tentata strage. Sarà anche necessario valutare la tipologia di dolo così come ipotizzata dall'accusa, necessaria ai fini della configurabilità del reato”.
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