VOCE
DOPO IL TERREMOTO
29.10.2023 - 19:21
Due fenomeni sismici molto simili, quello di mercoledì e quello di sabato. Entrambi di magnitudo 4.2 Richter, entrambi con epicentro nel territorio comunale di Ceneselli, entrambi a una profondità di 10 chilometri.
Si tratta - scrivono dall’Ingv, l’istituto nazionale di geofisica - “dell’area interessata nel maggio-giugno del 2012 da una importante sequenza sismica”, che causò “26 vittime, centinaia di feriti e danni gravissimi al patrimonio artistico, all’edilizia rurale e industriale, oltre che a quella di uso civile”. Una zona - sottolineano da Ingv - “caratterizzata da pericolosità sismica media, come testimoniato dai forti terremoti avvenuti in passato. Il sisma di sabato ha mostrato livelli di scuotimento stimato fino al quarto-quinto grado della scala Mercalli, ed è stato avvertito in tutta l’area della Pianura Padana tra Veneto, Lombardia e Emilia Romagna.
Insomma, questa - ormai è chiaro - è zona sismica. Qui sotto, passa la faglia dell’Appennino. Alpi e Appennini, infatti, tendono ad avvicinarsi. “Un movimento “tuttora in atto - scrivono dall’Ingv - come mostrano i dati geodetici satellitari. In profondità questo raccorciamento si trasforma in uno sforzo di caricamento di faglie di tipo compressivo localizzate sia al piede delle Alpi Meridionali, sia al piede dell’Appennino Settentrionale”. E la linea del fronte, a quanto pare, corre proprio a cavallo del Po, tra Polesine e ferrarese. “Al di sotto dei sedimenti della Pianura Padana - scrivono ancora dall’Ingv - esistono infatti strutture tettoniche attive e capaci di generare terremoti, come testimonia sia la sismicità strumentale dell’area, sia il verificarsi di importanti terremoti storici”.
Già nel 1500 l’Alto Polesine, infatti, venne interessato da alcuni terremoti di grande intensità, che in alcune occasioni devastarono il territorio. Quello più noto, ma non l’unico, risale al 1570: a Ferrara crollarono oltre 60 palazzi e le scosse continuarono per anni. Il terremoto toccò il settimo grado della scala Mercalli e venne descritto come “rovinoso. Circa un quarto delle case riporta gravi danni; alcune di esse crollano; molte diventano inabitabili. Negli edifici costruiti con intelaiatura cade gran parte dei rivestimenti. Le case in legno vengono tirate giù o rovesciate. Specialmente i campanili delle chiese e le ciminiere delle fabbriche provocano con la loro caduta lesioni più gravi agli edifici circostanti di quanto non avrebbe fatto da solo il terremoto”.
Da alcune ricerche, emerge che, nello stesso anno, l'arciprete di Melara, il carpense don Giulio Coccapani, visitò quale vicario del vescovo - che evidentemente temeva ancora scosse ed assestamenti - tutta la diocesi. I riscontri di quella visita pastorale, che sarebbero stati utilissimi per conoscere le entità del danno, sono andati persi. Da allora, pochissime sono state le scosse di terremoto con epicentro in Polesine. Certo in tempi recenti sono stati avvertiti, e bene, i terremoti del Friuli del 1976 e dell’Umbria nel settembre del 1997. Un evento di magnitudo 4.5 venne registrato poi il 17 luglio 2011, con epicentro molto vicino a quelli dei terremoti dei giorni scorsi. Poi, nel 2012, il terremoto devastò la vicina Emilia e coinvolse anche la Sinistra Po, dove i danni furono evidenti, soprattutto negli edifici di culto.
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