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dopo il referendum

“Fusioni, occorre cambiare rotta”

“Il voto va rispettato ma bisogna agire in alto modo, e forse cambiare la legge nazionale”

Fusioni, i no costano una follia

Questo matrimonio non s’ha da fare. Nulla di fatto nemmeno questa volta: i residenti dei comuni di Polesella e Guarda Veneta non vogliono saperne di fusioni. Se a Polesella non è stato raggiunto il quorum, i cittadini del comune di Guarda Veneta si sono recati alle urne ma il No alla fusione ha prevalso. Un risultato che non lascia molti dubbi.

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Vuoi un po' di sano campanilismo, vuoi il dubbio di perdere servizi o di non essere più rappresentati, ma la scelta è stata chiara e, nonostante l’importante campagna di informazione fatta dalle due amministrazioni e dalla Regione del Veneto, è stata ancora una volta bocciata l’idea di fusione di comuni polesani. Evidentemente in molti continuano a pensare che “piccolo è bello”, anche se con pochi servizi, meno risorse e scarne prospettive.

“Credo che fermarsi a dare giudizi sia inutile e pure poco rispettoso - afferma il presidente della Provincia e sindaco di Stienta, Enrico Ferrarese - La volontà popolare espressa nelle forme democratiche previste va sempre rispettata. Piuttosto ritengo che sia più corretto cogliere lo spunto per una riflessione più compiuta. Prima che giudicati penso che i cittadini vadano ascoltati e credo che la legittima preoccupazione di molti di loro sia quella di trovarsi a vivere una perdita e un allontanamento dei servizi. E non parlo solo e tanto di quelli erogati dal comune, che già con la attuale configurazione sono sofferenti nei comuni piccoli, ma di tutta una serie di realtà che sono legate all'esistenza della municipalità, banche, uffici postali, caserme, scuole, medici, e all'esistenza di centri di paese se pur di piccole dimensioni, negozi, piccole e medie attività artigianali e commerciali".

"Va aggiunto, poi che mancano degli elementi che dovrebbero essere ‘premesse’ di una fusione e non ‘potenziali obiettivi’ ossia i collegamenti, dalla viabilità ordinaria, alla ciclabilità, al trasporto pubblico e perfino la fibra veloce. Il timore è quello della creazione di nuove ‘periferie’ e questa, oltre ad essere vista come una preoccupazione per il cittadino interessato, deve essere anche un elemento di studio per la politica soprattutto in relazione ai costi sociali che nel medio periodo l'aumento delle periferie potrebbe produrre. Senza entrare nel caso specifico di Polesella e Guarda, credo poi che le fusioni abbiano successo dove diventano la formalizzazione di uno stato di fatto nella sostanza già esistente o quantomeno ben avviato ovvero dove già le comunità si sentano di condividere aspetti fondamentali della loro vita".

"Da amministratore penso che l'obiettivo principale debba essere l'effettività del servizio al cittadino per cui un percorso utile potrebbe essere quello fatto attraverso una ridefinizione nazionale della proposta che passi ad esempio attraverso la condivisione di dirigenti e funzionari che dedicando le loro più alte professionalità a distretti territoriali più ampi dei singoli comuni, potrebbero garantire una migliore gestione del territorio e la condivisione di livelli essenziali di servizi ‘in loco’.

“Peccato, mi dispiace per l'impegno di Raito e Colò, amministratori seri e vicini al territorio, che hanno provato a costruire una prospettiva positiva - spiega l’esponente del Partito Democratico, Diego Crivellari - Questo referendum è un altro segnale negativo che suggerisce come il processo di fusione, almeno per come è stato concepito fino ad oggi, rimanga evidentemente qualcosa di non attrattivo per il cittadino. Qualcosa che, se rimane così, dimostra di aver esaurito almeno da noi la sua spinta propulsiva. Da analizzare con attenzione il risultato: Polesella manca il quorum e Guarda che vota in maggioranza per il no".

"Esistono movimenti e sentimenti 'viscerali' che evidentemente la politica tradizionale non riesce più a intercettare. La nascita del nuovo Comune poteva riattivare percorsi virtuosi e fungere da stimolo per altri amministratori - conclude Crivellari - non sarà così e bisogna interrogarsi. Adesso una riflessione si impone per tutti. Le future aggregazioni andranno pensate e studiate secondo parametri più obiettivi, ma soprattutto dovranno essere accompagnate dalla politica regionale e nazionale in maniera stringente e costruite rassicurando i territori, fornendo garanzie di lungo periodo. Serve forse una nuova legge nazionale che inquadri il tema delle aree interne”.

“Bisogna prendere atto che questa è stata una bocciatura alla fusione - afferma a caldo il senatore di Fratelli d’Italia Bartolomeo Amidei - Non si è riusciti a far percepire ai cittadini dei due comuni l’interesse a questa cosa. Serve una attenta riflessione. Occorre riflettere su quanto le due amministrazioni si sono date da fare per far comprendere alla cittadinanza le ragioni e i vantaggi che la fusione avrebbe portato, e se questo, come immagino, è stato fatto, occorre capire il perché queste ragioni non sono state percepite dall’elettorato”.

Anche la consigliera regionale della Lega, Laura Cestari è intervenuta in merito alla mancata fusione. “La democrazia è sovrana - afferma - per cui se i cittadini hanno deciso per un no o addirittura non si sono recati al voto, si rispetta assolutamente la volontà dei cittadini. L’astensione dal voto, secondo me, è sempre un brutto segnale. Probabilmente manca ancora una consapevolezza del fatto che unire i Comuni non significa depauperare i Comuni stessi dei servizi essenziali per i cittadini. Credo che questa volta l'informazione sia stata data. Credo che ancora un po' regni questa cosa del campanilismo che, unito all’astensione dal voto, non ha dato buoni frutti”.

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