VOCE
VENETO
06.11.2023 - 07:36
medici in corsia
La crisi del personale medico si fa sempre più pressante, e Verona è solo uno dei tanti centri urbani a fare i conti con una carenza di specialisti. La notizia dirompente è che ben 347 borse di specialità in medicina sono rimaste vuote nella città veneta, nonostante il Ministero dell'Università e della Ricerca abbia finanziato 746 posti. Questa situazione lascia un amaro retrogusto, poiché le aree colpite da questa carenza sono quelle che soffrono già da un decennio: anestesia-rianimazione, medicina interna, chirurgia e, soprattutto, l'emergenza-urgenza.
Il professor Giovanni De Manzoni, direttore del Dipartimento di Scienze Chirurgiche Odontostomatologiche e Materno-Infantili dell'Università di Verona e referente del rettore per le Scuole di Specializzazione di area medica, offre un quadro allarmante della situazione: "Un quadro disastroso. I dati del nostro ateneo fotografano una situazione che si ripete uguale in tutta Italia, che è arrivata a mettere in profonda crisi anche l’Inghilterra e addirittura la Corea e il Giappone". Le prospettive future non sono rassicuranti: "Se non cambia qualcosa a livello di programmazione e di investimenti economici in grado di fermare l’emorragia, tra pochi anni nei nostri ospedali non avremo più anestesisti, medici di Pronto soccorso e chirurghi".
I numeri dell'emergenza a Verona sono sconcertanti: 399 laureati si sono iscritti alle diverse scuole di specializzazione, mentre c'erano 746 posti disponibili. In altre parole, 347 posti sono rimasti scoperti, con particolare criticità in alcune specializzazioni chiave. L'anestesia-rianimazione, che offriva 78 posti, ha avuto solo 19 iscritti. La medicina d'emergenza-urgenza aveva 59 posti disponibili, ma solamente 4 candidati. La chirurgia generale offriva 40 posti, occupati da soli 16 studenti.
Questo è un copione che si ripete da anni, e non solo a Verona. Anche la Regione Veneto, solita a finanziare contratti aggiuntivi a quelli del Ministero, quest'anno ha rinunciato a farlo. La conseguenza è che alcune specializzazioni rischiano di diventare sempre più rare, con giovani medici che preferiscono sostituire i medici di base o lavorare come professionisti autonomi, spesso guadagnando di più rispetto all'assegno di specialità.
Il professor De Manzoni sottolinea che è necessario affrontare il problema in modo strategico, rivedendo i salari e offrendo incentivi, specialmente per coloro che scelgono di lavorare nella prima linea dell'assistenza. Il governo è chiamato a intervenire al più presto per invertire questa tendenza e rendere la medicina una scelta basata sulla passione, invece che su considerazioni economiche. In questo momento, il servizio sanitario pubblico sta affrontando una crisi sempre più grave che potrebbe avere conseguenze disastrose sia per la professione medica che per i pazienti, già alle prese con problemi di sovraffollamento e carenze di personale.
Per i giovani medici, le alternative alla specializzazione possono includere la sostituzione dei medici di base o l'attività come professionisti autonomi. Alcuni, ad esempio, possono lavorare nei servizi di guardia medica. Le cooperative offrono opportunità per i neo-laureati di lavorare nei Pronto Soccorso, anche senza una specializzazione, ricevendo pagamenti per prestazione, che possono superare i compensi previsti per gli specializzandi.
L'opzione di lavorare all'estero resta appetibile per molti giovani medici, poiché spesso offre stipendi e opportunità di carriera migliori rispetto all'Italia. Tuttavia, il professor De Manzoni sottolinea che il problema è globale, con crisi della professione che colpisce molte nazioni. Le condizioni di lavoro per gli specializzandi in Corea o Giappone, ad esempio, sono estremamente faticose, e stanno portando a richieste di riduzione dell'orario di lavoro. Quindi, l'erba non è sempre più verde altrove, e molte delle borse vuote a Verona potrebbero essere attribuite a scelte difficili piuttosto che a una fuga di cervelli. È fondamentale per il governo italiano e il sistema sanitario adottare una strategia completa per invertire questa tendenza preoccupante e garantire un futuro sostenibile per la professione medica.
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