VOCE
ESTRAZIONI IN ALTO ADRIATICO
09.11.2023 - 05:04
Le estrazioni di gas “creano sempre subsidenza” e quelle in Adriatico possono “aumentare il rischio idraulico”, ma anche l’erosione della costa e la risalita del cuneo salino. E aumentare questi rischi “risulta inaccettabile, sia sotto il profilo ambientale che socio-economico”.
Con queste motivazioni, il gruppo di lavoro costituito dalla Regione Veneto, e composto da professori di università di Padova, Ca’ Foscari, Iuav e Cnr, dice, nettamente, che le trivellazioni “non devono essere autorizzate”, perché - ad oggi - non si possono escludere con certezza “effetti significativi sull’ambiente marino e costiero del Polesine e del Delta del Po”.
E Luca Zaia, su questo punto, tiene la barra a dritta. E lo fa da Badia, inaugurando il cantiere per il nuovo Adigetto opera da 30 milioni di euro fondamentale per la messa in sicurezza del Polesine dal punto di vista idraulico. La relazione del gruppo dei saggi, dieci pagine diffuse soltanto il giorno prima, per Zaia restano la stella polare verso cui orientare il proprio posizionamento sulla materia. E la relazione, appunto, “dice chiaramente che la proposta di riprendere le estrazioni non è sostenibile, e non lo è per questioni di sicurezza. Se questa impostazione sarà confermata, noi continueremo ad essere contrari a questa ipotesi”.
E pazienza se a sbloccare l’estrazione, con il decreto del dicembre scorso, era stato proprio il governo di centrodestra. La Regione Veneto continua sulla strada della contrarietà, “ove siano acquisite evidenze scientifiche in ordine a ricadute ambientali pregiudizievoli per il territorio”. Proprio il quadro dipinto dalla commissione tecnica voluta dalla giunta veneta, per affiancare l’omologo tavolo nazionale.
“L’interesse minerario legato ai quantitativi di metano estraibile - conclude il documento - non è compatibile con gli interessi pubblici”. Fine della storia? Vedremo.
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