L’eroe finisce sul piccolo schermo

Sandro Partesani

CASTELMASSA - Allo stadio “Veneziani” di Castelmassa, lo scorso 15 ottobre, i presenti hanno vissuti minuti davvero terribili. L’episodio è noto, al 25’ del secondo tempo il giocatore dell’Union Cus, Pietro Borin, si accascia improvvisamente al suolo, privo di sensi. Il primo a soccorrerlo è Jacopo Canola, sul terreno di gioco in quanto massaggiatore dell’Altopolesine. Nel bagaglio d’esperienza personale di Canola i corsi di Primo Soccorso cui il giovane, 19 anni, ha partecipato con la Protezione Civile e la Croce Rossa Italiana. L’intervento di Jacopo è provvidenziale, Pietro riprende lentamente i sensi, poi arriva l’ambulanza e, subito dopo, l’elisoccorso. Pietro Borin viene ricoverato all’ospedale e, il giorno dopo, la bella notizia: il giovane calciatore è fuori pericolo, sta bene e la partita più importante è stata vinta. Nei giorni successivi tutto torna alla normalità, Pietro Borin torna piano piano agli impegni quotidiani e Jacopo Canola riceve una menzione dal Comune di Castelmassa. La reazione del giovane massaggiatore, così come nel momento in cui è stato costretto ad affrontare l’emergenza in campo, è esemplare: “Ho fatto quello che dovevo, ringrazio infinitamente l’amministrazione comunale di Castelmassa per le strabilianti parole a me dedicate ma ciò che ho fatto è il frutto della formazione che ho avuto come volontario della Protezione Civile Altopolesine e dalla Croce Rossa di Poggio – Sermide”. Jacopo e Pietro, 18 anni il primo, 21 il secondo, mantengono ovviamente i contatti e ieri mattina, insieme, sono stati ospiti della trasmissione “I fatti vostri”, programma di intrattenimento in onda tutte le mattine su Rai 2, condotto da Tiberio Tamperi, Anna Falchi e Flora Canto. Ed è proprio Tiberio Tamperi ad intervistare i due protagonisti in un susseguirsi di emozioni, sorrisi, racconti di quei momenti terribili. In una decina di minuti di confronto esce davvero di tutto, le parole, i gesti, gli sguardi sono complici di un’esperienza incredibile, a prescindere dalla prospettiva. “Mentre ero impegnato a rianimare Pietro pensavo solo a riportarlo alla sua famiglia, ai suoi affetti – racconta Jacopo in trasmissione. Attorno, è normale, parlavano tutti ma io non sentivo nessuno, ero concentrato solo su quello che dovevo fare. La tensione è un po' scemata quando ho sentito arrivare l’ambulanza e solo quando sono arrivati fisicamente i soccorritori ha capito che il mio intervento era finito e mi sono allontanato verso un punto remoto del campo, mi sono steso, quasi svenendo. Ma felice perché Pietro, durante il primo soccorso, era rianimato, mi aveva stretto forte la mano e avevo fatto quello che dovevo”. Timperi, in trasmissione, incalza: Pietro, sei figlio unico? “No, io ho due fratelli, uno più grande e uno più piccolo”. No, non ne hai due: “E’ vero, ne ho tre, Angelo per mio papà”. E Tamperi chiude: “Basta, andate via, mi avete commosso”. L’abbraccio che chiude l’intervista vale più di tutte le parole dette e scritte in questi giorni: Pietro e Jacopo ci sono riusciti, stavolta ha vinto la vita.