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VENETO

Torna l'incubo aviaria: primo caso e "zona rossa"

E' accaduto in una fattoria del Padovano

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Un focolaio di influenza aviaria ad alta patogenicità ha colpito una fattoria nella provincia di Padova, precisamente a Sant'Urbano, località Carmignano. L'Organizzazione mondiale per la salute animale (Woah) ha lanciato l'allarme dopo la conferma dei primi decessi, con dieci volatili già morti a causa del virus.

L'epidemia riaccende la preoccupazione nelle autorità sanitarie e negli allevatori, considerando l'esperienza drammatica dell'autunno 2021, quando in Veneto furono abbattuti 14 milioni di capi e il settore subì perdite economiche significative, con mezzo miliardo di euro bruciato per gli allevatori dell'area.

Le indagini condotte da Usl 6 Euganea e Istituto Zooprofilattico delle Tre Venezie hanno confermato il ritorno del virus ad alta patogenicità nell'allevamento di Sant'Urbano. Le autorità sanitarie hanno immediatamente attivato il rigido protocollo di prevenzione e sicurezza, imponendo un cordone sanitario di 10 chilometri attorno alla zona colpita.

Il protocollo prevede l'abbattimento e lo smaltimento degli animali non infetti nella fattoria di Sant'Urbano. Inoltre, la Usl 6 Euganea ha istituito un perimetro di sorveglianza con una zona rossa di 3 chilometri e un'area di sicurezza che si estende per una decina di chilometri. Queste misure avranno inevitabili ripercussioni economiche per le imprese avicole nella zona.

Il virus responsabile dell'epidemia è l'H5N1, noto per la sua pericolosità. La malattia colpisce principalmente i volatili, ma la sua capacità di mutare rapidamente e acquisire geni da virus di altre specie animali lo rende un rischio anche per gli esseri umani. Il professor Claudio Mastroianni, esperto di Malattie infettive all'Università Sapienza di Roma, sottolinea la necessità di mantenere alta l'attenzione e la sorveglianza negli allevamenti.

Il pericolo di un nuovo salto di specie è una delle principali preoccupazioni, considerando che l'H5N1 è già stato segnalato in mammiferi come volpi e lontre. La possibilità di contagiare animali a stretto contatto con l'uomo, come i maiali, rende questo virus particolarmente pericoloso.

Attualmente, l'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) non considera il rischio di una pandemia imminente, ma raccomanda massima attenzione e sorveglianza negli allevamenti. Il professor Giuseppe Remuzzi, direttore dell'Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri Irccs, sottolinea che il virus può passare all'uomo solo in situazioni di contatto ravvicinato con animali infetti o superfici contaminate.

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