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Porto Viro

Così nasce la ciabatta polesana

L’incontro al Panificio Finotti era l’occasione per scoprire come realizzare un prodotto perfetto

Così nasce la ciabatta polesana

Per sfornare una vera Ciabatta Polesana, croccante fuori e tenera e fragrante dentro, bisogna usare la farina di “tipo 1” o “0” o semintegrale perché contiene una parte di crusca, indispensabile per mantenere l’umidità. Ed il metodo obbligatorio perché sia quella originale è l’utilizzo della “biga”, un fermento lasciato in posa 18 ore a 18 gradi che permette poi la rigenerazione, ossia di poterlo rinfrescare o riutilizzare nella panificazione.

L’incontro di mercoledì al Panificio Finotti di Porto Viro, organizzato per panificatori, pizzaioli, ristoratori e produttori da Confartigianato Polesine, con il contributo di Ebav, era proprio l’occasione per scoprire come produrre una perfetta Ciabatta e soprattutto riutilizzare il suo impasto.

I dati forniti dal docente e formatore Gianluca Fonsato parlano chiaro: il pane fresco sta scomparendo, i consumatori preferiscono i derivati e prodotti che durano nel tempo e, se vanno in un panificio, preferiscono focacce, pane farcito, grissini o dolci.

Per panettieri e fornaio la sopravvivenza, tra aumento del prezzo delle farine e del costo dell’energia, diventa difficile. Bisogna reinventare nuovi prodotti attrattivi.

“Per valorizzare la Ciabatta Polesana che è un pane tipico della nostra tradizione – ha spiegato Gianluca Fonsato – il segreto è trasformarla. Può essere proposta in versione pizza, zoccoletto per i ristoranti, farcita, in molti modi. Si può anche conservare l’impasto in frigo o in freezer e utilizzarlo all’occorrenza”.

Il percorso formativo di Confartigianato Polesine, completamente gratuito per gli operatori del settore, grazie al contributo di Ebav, è iniziato giovedì scorso, ospitati dall’azienda Gianpietro Pizzo di Canda, rilevata nel 2021 da Eduard Girardi, Massimo Parolo, Paolo De Biasi e Giacomo Rizzo, che produce ben 30 quintali al giorno di panbiscotto. “Abbiamo investito in nuovi macchinari, due nuove biscottiere e due forni da tre carrelli l’uno, per avere un’automazione più corta, ma mantenendo un Dna artigiano. Infatti lavoriamo ancora in biga, mantenendo quindi una lunga maturazione dell’impasto – ha affermato Eduard Girardi -. Stiamo inoltre puntando molto sulla sostenibilità ambientale e l’economia circolare, sfruttando gli scarti di produzione per la biodigestione e la produzione di energia”. I corsisti hanno visitato l’azienda ed il processo produttivo, dall’impasto, alla cottura a foro fino all’impacchettamento. “Il prodotto secco – ha evidenziato Fonsato – ha avuto un picco di vendite nell’export. Il panbiscotto è stato inventato dai veneziani per i loro viaggi in nave ai tempi della Serenissima perché poteva essere conservato, poi è diventato un prodotto di recupero nel dopoguerra. Ora invece ha assunto un diverso valore, più riconosciuto come alimento buono e molto versatile”.

All’incontro al Panificio Gianpietro Pizzo si è trattato il tema della Ciabatta, ma anche delle farine e appunto del panbiscotto, anch’esso un prodotto tipico polesano che andrebbe valorizzato e sostenuto, perché si tratta di un pane conservato e richiesto che manca solo del giusto marketing per fare il salto di qualità.

Il prossimo e ultimo appuntamento del corso formativo “La Ciabatta, il Polesine tra tradizione e panificazione” si terrà all’Ostello Amolara di Adria mercoledì 29 novembre dalle 18 alle 20 con degustazione finale. Tutti gli operatori del settore, anche non associati a Confartigianato Polesine, sono invitati a partecipare scrivendo a info@confartigianatopolesine.it o telefonando al numero 0425/474772.

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