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IL FUNERALE

"Addio, Giulia, amore mio"

Gino Cecchettin, si rivolge a tutta Italia: "Che questa pioggia di dolore diventi terreno fertile". Un minuto di rumore con le chiavi in mano in Prato della Valle.

"Addio, Giulia, amore mio"

Gino Cecchettin, Elena e Davide

"Addio, Giulia, amore mio, che questa pioggia di dolore diventi ispirazione e terreno fertile perché non ci sia più violenze di genere". Le parole accorate di Gino Cecchettin hanno chiuso le esequie di Giulia Cecchettin, la 22enne uccisa cinque giorni prima della sua laurea in Ingegneria Biomedica.

I funerali di Giulia si sono appena conclusi nella basilica di Santa Giustina con applausi da parte di diecimila persone e un tintinnio di chiavi per fare rumore, come la pioggia.

Il vescovo della diocesi di Padova ha pregato anche per Filippo Turetta, che ha usato il coltello per mettere fine alla vita della donna che diceva di amare, e per la sua famiglia.

Elena, la sorella di Giulia ha seguito la cerimonia aggrappata al braccio di Gino Cecchettin. 7mila presenze davanti alla basilica di Santa Giustina, in prato della Valle, nonostante il clima rigido di questi giorni a Padova, che sono diventate 10mila a fine cerimonia per tributare un lunghissimo applauso alla ragazza diventata simbolo della violenza contro le donne. Tutti con le chiavi in mano per un minuto di rumore. 

L’Italia intera si è stretta attorno alla famiglia di Giulia. Le corone dei fiori arrivate dalle più alte cariche dello stato, dal presidente della Repubblica, al presidente del Senato, alla presidenza del consiglio dei ministri. La giovane donna è diventata  il simbolo della lotta contro la violenza sulle donne. E l'ultimo saluto un momento collettivo.

 

"Abbiamo vissuto momenti terribili e questa pioggia di dolore sembra non finire mai ma ringrazio le tante persone che ci hanno dato sostegno - ha detto il papà Gino - la mia riconoscenza giunga alle forze dell’ordine e alle istituzioni. Al governatore Luca Zaia e al ministro Carlo Nordio".

 

"Mia figlia Giulia -ha continuato - era come l'avete conosciuta voi giovane donna straordinaria allegra e vivace. Aveva abbracciato la responsabilità della gestione familiare dopo la morte della mamma. Ha raggiunto la laurea ad honorem, era anche mamma ad honorem. Era una oplita come spesso si definiva lei, una guerriera. Il suo spirito indomito ci ha stupito tutti".

Poi Gino ha stilato un vero e proprio programma di quello che dovrebbe essere fatto contro il patriarcato e la violenza di genere, dalle famiglie, alle scuole, alle istituzioni, ai media. "Mi rivolgo agli uomini dobbiamo essere noi agenti di cambiamento contro la violenza di genere, noi che parliamo agli altri maschi dovremmo essere attivamente coinvolti ascoltando le donne e non girando la testa di fronte a segnali di violenza". E ancora: "La tecnologia, poi, ci priva dal contatto umano reale è essenziale che i giovani imparino a comunicare realmente e autenticamente ascoltare e essere ascoltati comunicare con empatia e rispetto".

"La vita di Giulia, la mia Giulia, ci è stata sottratta in modo violento. Che la memoria di Giulia ci ispiri per lavorare insieme affinché nessuno debba temere per la sua vita - conclude Gino Cecchettin - Cara Giulia salutaci la mamma e insieme aiutateci ad Elena, Davide e anche me, noi tre a muovere dei passi di danza nella pioggia. Grazie per questi 22 anni che ci hai donato insieme e l’immensa tenerezza voglio sperare insieme a tutti voi che pioggia di dolore fecondi il terreno e che questo dolore produca il suo frutto di amore. Addio Giulia amore mio”

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