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ALLARME IN VENETO

I falsi che mettono a rischio le nostre eccellenze

L'appello di Coldiretti

I falsi che mettono a rischio le nostre eccellenze

Le denominazioni venete trainano la Dop Economy nazionale. “La regione dei primati per numero di prodotti blasonati e per fatturato – afferma Carlo Salvan presidente di Coldiretti Veneto - con un valore che ammonta a 4,8 miliardi di euro con Treviso e Verona in testa alla classifica delle province più vocate e performanti concorre al traguardo di 20,2 miliardi con un aumento del 6,4% su base annua secondo quanto evidenzia il Rapporto Ismea - Qualivita 2023 sui prodotti Dop/Igp".

"Le conquiste del “Made in Italy” sono però insidiate dai falsi e dalle imitazioni – continua Salvan - il cosiddetto “Italian sounding” riguarda tutti i continenti e colpisce in misura diversa tutti i prodotti, proprio a partire da quelli a Denominazione di origine, con il paradosso peraltro che i principali taroccatori delle specialità tricolori sono i paesi ricchi, dagli Stati Uniti di Biden alla Russia di Putin, passando per Australia e Germania”.

Sale ad oltre 120 miliardi il valore del falso Made in Italy agroalimentare nel mondo sottraendo risorse e opportunità di lavoro all’Italia e mettendo a rischio la tenuta e il futuro della Dop Economy. In testa alla classifica dei prodotti più imitati ci sono i formaggi partire dal Parmigiano Reggiano e dal Grana Padano con la produzione delle copie che ha superato quella degli originali, dal parmesao brasiliano al reggianito argentino fino al parmesan diffuso in tuti i continenti. Ma ci sono anche le imitazioni di Provolone Gorgonzola, Pecorino Romano, Asiago o Fontina. Tra i salumi sono clonati i più prestigiosi, dal Parma al San Daniele, ma anche la mortadella Bologna o il salame cacciatore e gli extravergine di oliva o le conserve come il pomodoro San Marzano che viene prodotto in California e venduto in tutti gli Stati Uniti.

“Tra gli “orrori a tavola” non mancano i vini, con il Prosecco  – spiega  Salvan  – che non è solo la Dop al primo posto per valore alla produzione, ma anche la più copiata”.  Ne sono un esempio il Meer-secco, il Kressecco, il Semisecco, il Consecco e il Perisecco tedeschi, il Whitesecco austriaco, il Prosecco russo e il Crisecco della Moldova mentre in Brasile nella zona del Rio Grande diversi produttori rivendicano il diritto di continuare a usare la denominazione prosecco nell’ambito dell’accordo tra Unione Europea e Paesi del Mercosur. Una situazione destinata peraltro a peggiorare se l’Ue dovesse dare il via libera al riconoscimento del Prosek croato. Salvan, in questo senso, esorta l’Eu ad adottare maggiori tutele e di essere più coraggiosa nella protezione delle denominazioni. “E’ prioritario salvaguardare – conclude Salvan – una delle più importanti voci del Pil nazionale e comunitario oltre che del turismo ad esso collegato”.

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Commenti all'articolo

  • diduve

    18 Dicembre 2023 - 23:17

    Magari sono buoni lo stesso.

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  • frank1

    18 Dicembre 2023 - 17:50

    fin che l'ue sta a guardare..

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