VOCE
Il CASO
21.12.2023 - 16:42
Il caso del testo modificato della recita di Natale ad Agna, in provincia di Padova, che fa scomparire Gesù che diventa "Cucù" nel testo, solleva molte polemiche in Veneto anche tra i politici. E a intervenire è anche Luca Zaia che dichiara: "L'inclusione deve riconoscere identità nel rispetto reciproco".
Sui canali social è stato diffuso il testo della recita di Natale della scuola di Agna con le modifiche e la cancellazione dei riferimenti i cattolici. Nel dettaglio, la modifica più evidente è quella riferita alla frase “sta per nascere Gesù” che è stata sostituita con “dall’alto fa Cucù”. Un’altra variazione ha riguardato la frase “dove gli angeli preparano il Natale di Gesù” che è stata sostituita da “tutti insieme preparano una festa nel cielo blu”. A queste si sono aggiunte altre modifiche e sostituzione delle parole “angeli”, infine, la frase “felice giocare con Gesù” è diventata “felice giocare e fare festa”.
Il presidente Luca Zaia commenta: "L’avvenuta modifica in maniera artificiosa di una canzone di Natale nel nome di una
teorica voglia di inclusione e rispetto è un grave errore: pensare di favorire l’accoglienza cancellando i riferimenti alla nostra religione, alla nostra identità, alla cultura che da secoli e secoli caratterizza il Veneto è un gesto che non possiamo
accettare”.
“Innanzitutto – sottolinea Zaia - ricordiamo che non stiamo parlando di una preghiera, ma di una canzone. L’imposizione di una preghiera a bambini di altra fede potrebbe certamente essere subita come una forzatura. Ma questo è un testo musicale, con un profilo identitario. Incomprensibile, siamo in un Paese dove si difende giustamente qualsiasi prodotto artistico e intellettuale anche nei suoi contenuti più forti, ma in questo caso si permette di intervenire su una canzone modificandola e stravolgendola così, nel nome del ‘politically correct’: un’intera comunità si interroga sul perché di questa scelta. Ho l’impressione che si stia esagerando, e lo dice una persona che ha fatto della tolleranza una scelta di vita”.
E infine: “Ricordo anche che, ed è bene che sia studiato da molti teorici di un laicismo dogmatico, anche nell'Islam Gesù è riconosciuto come una delle figure cardine, uno dei profeti – conclude il Presidente del Veneto-. Il messaggio di pace del Natale non è certo una minaccia o un ostacolo all’incontro tra culture differenti. Così come non lo sono i simboli cristiani che riassumono l’identità della nostra gente e delle nostre comunità, un’identità che è il frutto della nostra storia e va oltre il puro aspetto religioso. Se nascondiamo quelle che sono le nostre vere radici non facciamo un piacere a nessuno: né ai veneti da sempre né ai nuovi veneti".
Anche Alberto Stefani, onorevole e segretario regionale della Lega continua: "Le maestre di una scuola elementare hanno deciso di censurare così il Natale, eliminando dalla recita scolastica ogni riferimento alla fede cristiana e alla Natività. Una scelta che lascia a dir poco perplessi e che ha destato l'ira, del tutto comprensibile, di molti genitori. E' davvero inconcepibile come qualcuno possa interpretare una recita natalizia come offensiva o, addirittura, diseducativa e irrispettosa. Rinnegare o nascondere Gesu' non è progresso, è una mancanza di rispetto verso la cultura del nostro Paese".
Sul caso interviene la polesana Laura Cestari, consigliere regionale della Lega: "La parola “Gesù” è sinonimo di pace, amore e rispetto per il prossimo. Ma il concetto di rispetto è ben diverso da quello di “paura”. La nostra storia cristiana è fatta di tradizioni e consuetudini, che sono parte integrante della nostra società. Valori di cui andiamo fieri", ha dichiarato Cestari.
"Non comprendo, per questo, perché in una scuola di Agna, ci siano parroci che, nel timore di non offendere nessuno, sostituiscono la parola “Gesù” con “Cucù”. E’ il mondo alla rovescia: gli imam inneggiano alla guerra all’infedele, e noi, per la paura di mancare di rispetto a qualcuno, cancelliamo la nostra storia. Una follia incomprensibile che rischia di cancellare i valori della nostra società”.
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