Massacrata in casa, prima notte in carcere per l'ex

Fandaj Bujar, il kosovaro di 40 anni accusato dell'atroce omicidio di Vanessa Ballan, con la quale aveva avuto una relazione, per poi essere denunciato per stalking, ha vissuto le prime ore dietro le sbarre in uno stato d'animo tribolato. La giovane madre, 26 anni, è stata trucidata con sette coltellate nella sua abitazione a Spineda di Riese Pio X (Treviso) un delitto che ha sconvolto la comunità locale.

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Il 40enne è stato fermato nella sua casa ad Altivole, nel tentativo apparente di preparare la fuga. In stato di shock e confusione, Bujar ha mantenuto il silenzio durante l'interrogatorio, mentre gli inquirenti lo accusano di omicidio volontario pluriaggravato. Le circostanze aggravanti includono la premeditazione del crimine, la precedente relazione affettiva con la vittima, la campagna persecutoria di cui era stata vittima Vanessa e il suo stato di gravidanza, aspetto forse ignoto al presunto assassino.

La prima notte di Bujar dietro le sbarre è stata caratterizzata da una profonda tensione emotiva. Le autorità penitenziarie, consapevoli della delicatezza del caso, hanno messo in atto tutte le misure necessarie per garantire la sua incolumità in un contesto carcerario che, inevitabilmente, è destinato a essere difficile per chiunque sia coinvolto in un caso così grave.

Il sospettato sarà sottoposto all'udienza di convalida e all'interrogatorio di garanzia, quest'ultimo presumibilmente fissato per i prossimi giorni. La sua difesa è affidata agli avvocati Remo Lot e Chiara Mazzocato, i quali, giunti nelle prime ore dell'alba, hanno potuto incontrare il loro assistito in cella.

"È troppo presto per dire qualcosa", ha dichiarato Remo Lot ai giornalisti. "Mi riservo di vedere gli atti. Ieri abbiamo semplicemente sbrigato alcune pratiche burocratiche. Gli ho chiesto come stava, e l'ho trovato particolarmente provato. La passata denuncia per stalking? È qualcosa di cui siamo a conoscenza soltanto in maniera indiretta, non abbiamo avuto accesso alle carte."