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CIA ROVIGO

Ogni anno muoiono 11 imprese agricole in Polesine

Il ritorno alla terra dei giovani c'è, ma il saldo rimane negativo

Anna nera per l'agricoltura polesana ma crescono gli imprenditori under 40

Un bilancio (più che) negativo per il comparto del primario polesano. 11 le imprese agricole professionali perse, in media, ogni anno. Secondo gli ultimi dati diramati dall’Osservatorio agricolo dell’Inps, erano 2.520 nel 2021, si sono ridotte a 2.509 l’anno scorso.

E la tendenza per il 2023 sembra perfino peggiorare. “Si tratta di aziende agricole strutturate, con dipendenti contrattualizzati, e non a conduzione familiare – sottolinea Cia Rovigo – Motivo per cui questo trend risulta particolarmente significativo e preoccupante”. A maggior ragione se consideriamo che nel periodo precovid (2019) le aziende agricole professionali polesane erano 2.553 (in tre anni, quindi, 33 hanno cessato l'attività).

L’altra faccia della medaglia è un incremento della produzione lorda agricola veneta: si attestava a 6,4 miliardi nel 2021, è stata di 7,7 miliardi nel 2022 (+18,4%). Aumentano pure i giovani in agricoltura: oggi, in Polesine, sono 200 le imprese agricole professionali condotte da under 40 (l’8% del totale), con un ritmo che mostra una crescita costante: +2% all’anno. “E questo grazie alle misure del Primo insediamento in agricoltura riconducibili al Piano di sviluppo rurale – spiega il presidente di Cia Rovigo, Erri Faccini – Nello specifico, prevedono dei contributi ad hoc senza i quali un giovane non avrebbe né la forza, né la capacità di aprire un’attività agricola. Le idee, da sole, non bastano”.

In provincia funziona, dunque, il ricambio generazionale: “L’agroalimentare ha delle potenzialità enormi, pure in termini di innovazione tecnologica: le ragazze e i ragazzi si stanno dimostrando all’altezza, sono lungimiranti, hanno una visione”. Le aziende agricole che “resistono” lo fanno specializzandosi di continuo, come precisa lo stesso Faccini: “Non è più sufficiente possedere degli appezzamenti agricoli a seminativo, come accadeva una volta, per dirsi agricoltore. Serve, invece, una formazione continua. Solo chi riesce a reinventarsi rimane sul mercato ed è nelle condizioni di portare a casa dei margini”. Che, in realtà, restano estremamente esigui. Appena il 10%, massimo il 15%, del valore del prezzo finale del prodotto che si trova sugli scaffali dei supermercati (ultimo report Cia Rovigo).

“Lungo la filiera – chiarisce il presidente di Cia Rovigo – vi sono dei rincari difficili da intercettare”. Il 2024 sarà l’anno delle grandi sfide, nel nome di una sostenibilità economica, ambientale e sociale. “Alla politica – conclude - continueremo a chiedere adeguati interventi per un’equa remunerazione dei prodotti. O le Istituzioni decidono di rimettere al centro il primario, o non potremo più fermare l’emorragia delle imprese agricole nella nostra terra polesana”.

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Commenti all'articolo

  • frank1

    29 Dicembre 2023 - 11:31

    un contributo sicuro lo si deve alla ue..dove ha nesso le mani,ha fatto retta bruciata

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