VOCE
ARIANO NEL POLESINE
16.01.2024 - 06:32
Una vita scandita a suon di gol. In tanti, ieri, ad Ariano nel Polesine, hanno voluto dare l’ultimo saluto a Piero Cavallari, colonna portante del calcio locale e polesano, scomparso nei giorni scorsi a 92 anni.
Qui, il pallone, in qualche modo ce lo ha portato lui. E’ stato lui, poco più che 18enne, con un gruppo di amici, a realizzare il primo campo da calcio: carriola e badile, spianarono il terreno e ci fecero rotolare sopra il primo pallone. Era il 1949. Da allora, Piero ha dedicato tutta la sua vita a quel pallone. Una florida carriera da centravanti, che lo ha portato in giro per tutta Italia, e oltre duecento reti realizzate vestendo le maglie di Arianese, Mestre, Adriese, per poi finire a Juventina Palermo, Modica, Vigor Nicastro, Crotone, Acireale e Arcore. A curriculum, anche un breve passaggio in casa Spal. “Ho giocato, e segnato una doppietta, anche nel giorno del mio matrimonio”, raccontava con un sorriso.
Soltanto a inizio dicembre, ad Adria, eccolo sorridente alla presentazione di “Storia del calcio ad Adria e dell'Unione Sportiva Adriese”, scritto da Renzo Sarti, Sergio Sottovia, Alessandro Ceccotto e Gabriele Crocco. Una lunga storia di cui è stato tra i protagonisti.
Dopo il calcio giocato, ha continuato la carriera da dirigente. Dopo l’esordio al Contarina, ha creato il settore giovanile dell’Adriese, a fine anni Settanta, nel ruolo di ds della squadra granata. Passato a Rovigo, nel giugno 1981 è stato accompagnatore della squadra agli ordini di mister Spolaore nella trasferta amichevole a Bucarest; quindi, l’anno dopo, responsabile del settore Allievi. In seguito il ritorno all’Adriese, quindi il ritorno a casa, nell’Arianese del presidente Ludovico Avanzi, nel ruolo di ds, diventando uno degli artefici del miracolo della squadra bassopolesana che in quegli anni ha scalato le gerarchie calcistiche, dalla Seconda all’Eccellenza vincendo Coppa Veneto e Coppa Italia di categoria. E scusate se è poco. A ruolino, anche l’incarico di selezionatore della rappresentativa Figc di Rovigo.
“E’ stato un grande giocatore e poi un grande dirigente e direttore sportivo - lo ha ricordato proprio Ludovico Avanzi - era un professionista, aveva il calcio nel sangue e fino all’ultimo ha seguito la sua grande passione”.
Insomma, Piero Cavallari, in Polesine, è stato davvero un simbolo di questo sport. “Uno degli ultimi romantici”, per usare le parole di Sergio Sottovia, appassionato e storico del pallone tra i due fiumi. E ieri un intero popolo si è stretto attorno alla sua famiglia, per salutarlo. L’ultima “ola” del suo pubblico.
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