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Suicidio assistito, voto e polemiche

Zaia è favorevole ma lascia libertà di coscienza. FdI contrario, si lotta sui numeri

Suicidio assistito, voto e polemiche

Luca Zaia, ieri, l’ha scritto nero su bianco in una nota: oggi sarà in aula, in Consiglio regionale, per partecipare al dibattito sulla proposta di legge di iniziativa popolare relativa alle “Procedure e tempi per l'assistenza sanitaria regionale al suicidio medicalmente assistito ai sensi e per effetto della sentenza n. 242 del 2019 della Corte Costituzionale”.

E’ un passaggio per certi versi storico, perché il Veneto potrebbe essere la prima Regione a votare una propria legge per sancire tempi certi in relazione al fine vita.

Il progetto legislativo di iniziativa popolare “Liberi Subito”, presentato dall’Associazione Luca Coscioni, ha raccolto più di 9mila firme (ben di più rispetto alle 7mila previste) e in cinque articoli prevede le procedure e i tempi per l’assistenza sanitaria regionale al suicidio medicalmente assistito. In pratica, se la legge venisse approvata, ci sarebbero per il sistema sanitario 20 giorni per la verifica dei requisiti da parte dei richiedenti e a seguire una settimana per autorizzare la auto-somministrare di un farmaco capace di indurre il fine vita.

La procedura è quella richiesta dalla sentenza del 2019 della Corte Costituzionale in tema, appunto, di fine vita. Ovviamente i requisiti richiesti - ma non è questo il tema della legge regionale, a cui spetta solo la definizione dei tempi certi di attuazione, saranno molto stringenti e saranno passati al vaglio di una comitato etico-scientifico.

Per approvare il progetto di legge servirà la maggioranza assoluta dei consiglieri presenti in aula al momento. E il voto sarà palese.

Luca Zaia anche in questi giorni ha espresso la propria posizione favorevole, pur lasciando ai singoli consiglieri di maggioranza l’assoluta libertà di voto, “come abbiamo sempre fatto sui temi etici”. Tanto più su un tema delicato come questo dove il pronunciamento non può essere politico.

Ecco allora che la parola passerà ad un’aula che su questo tema si è divisa fin dall’inizio. Fratelli d’Italia ha annunciato che voterà contro, mentre dall’altra parte il Movimento 5 Stelle si esprimerà favorevolmente. Ancora dubbi, invece, da parte di alcuni consiglieri del Pd che anche su questo tema rischia di presentarsi spaccato.

Secondo i conti che stanno girando in queste ore (riportati dal Mattino di Padova) su 51 consiglieri regionali 24 voteranno a favore e 18 contro. A fare la differenza sarà dunque il voto dei 9 restanti, con quattro però intenzionati ad astenersi (ma l’astensione equivale ad un voto contrario). E bisognerà vedere se tutti e 51 i consiglieri alla fine sceglieranno di essere in aula.

Siamo dunque arrivati al giorno che potrebbe essere decisivo (il condizionale è sempre d’obbligo, visto che non si può neppure escludere una manovra dilatoria). Decisivo anche se, è bene ribadirlo, il progetto di legge non riguarda l’autorizzazione o meno al fine vita (sul quale c’è una pronuncia della Corte Costituzionale), ma semplicemente la definizione di tempi e le procedure di una decisione assunta dalla Corte costituzionale con una propria sentenza.

La legge, in pratica, definirebbe tempi certi e modalità uguali in tutte le Ulss del Veneto per la fornitura del farmaco e l’assistenza al paziente, dal macchinario all’ausilio medico per la preparazione all’auto-somministrazione. Il tutto in forma assolutamente gratuita.

Ad oggi in Italia, dopo la sentenza della Corte per accedere al fine vita, l’azienda sanitaria di riferimento deve verificare la presenza dei requisiti previsti: la persona deve essere tenuta in vita da trattamenti di sostegno vitale, deve essere affetta da una patologia irreversibile fonte di sofferenze fisiche o psicologiche che reputi intollerabili, ma deve essere pienamente capace di prendere decisioni libere e consapevoli.

Non solo. In base alla legge precedente (quella del 2017) il paziente può già decidere di lasciarsi morire chiedendo l’interruzione dei trattamenti di sostegno vitale e di essere sottoposto a sedazione profonda. “Il Veneto - ha spiegato Zaia - è l’unica regione in Italia a trattare questo tema, a fronte di una richiesta civile e legittima di migliaia di cittadini”.

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