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regione
17.01.2024 - 05:00
La legge sul fine vita non passa. Il consiglio regionale veneto non ha seguito il governatore Zaia che si era più volte dichiarato a favore della proposta di legge popolare per l’assistenza al suicidio. La maggioranza si è spaccata, con il centrodestra diviso e la proposta di legge rimandata alle commissioni dopo il no ai primi due articoli, di fatto una bocciatura alla linea Zaia che sui diritti si è mostrato più avanti, o comunque non in linea, con la sua maggioranza.
Il consiglio regionale quindi ieri non ha approvato il progetto legislativo “Liberi Subito”, presentato dall’associazione Luca Coscioni. Il voto, infatti, non ha passato i primi due dei cinque articoli complessivi, che richiedevano il sì della maggioranza assoluta. Il secondo, in particolare, è un articolo “fondamentale” della legge, per cui il presidente Roberto Ciambetti ha proposto il rinvio in commissione, che è stata poi approvata dall’assemblea.
La discussione, durata qualche ora, ha visto la spaccatura del centrodestra, con Fratelli d’Italia e Forza Italia contrari, il presidente Luca Zaia e parte della Lega favorevoli, come le opposizioni. Secondo gli analisti politici la votazione segna, con ogni probabilità, un “prima” e un “dopo” per il governatore del Veneto che aveva lasciato alla maggioranza la libertà di voto.
La discussione e il voto, quindi, hanno visto la spaccatura del centrodestra, mentre nel Pd la consigliere Bigon si è astenuta, facendo, in pratica, mancare quel voto che sarebbe bastato per un sì alla legge. Sia il primo che il secondo articolo hanno ottenuto 25 voti favorevoli, 22 contrari, un astenuto e un consigliere assente.
Il presidente Ciambetti, dopo una breve riunione dell'ufficio legislativo del Consiglio, ha quindi messo ai voti il rinvio in Commissione del testo, approvato con 38 sì e 13 assenti.
Il progetto di legge, ha spiegato Ciambetti, diventerà “ordinario” e non avrà i tempi contingentati, come invece prevede lo statuto a proposito delle proposte di iniziativa popolare.
Zaia si era più volte dichiarato a favore di una normativa che consenta al paziente di auto-somministrarsi un farmaco letale a determinate condizioni, in contrasto con le posizioni pro-life del suo partito, la Lega.
“La legge non cambiava il corso delle cose, il fine vita è già autorizzato da una sentenza della Corte Costituzionale - ha detto Zaia dopo il voto. Per il presidente del Veneto è, però, “scandaloso che ancora oggi qualcuno faccia credere che noi oggi decidiamo sul fine vita in Veneto”.
La legge definiva “i ruoli, i tempi e le procedure delineate della Corte costituzionale (nel 2019) attraverso una sentenza immediatamente esecutiva”.
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