VOCE
VENETO
24.01.2024 - 09:00
Padova, città di cultura e innovazione, ha preso spunto da Bologna e decide di rafforzare la sicurezza e la sostenibilità del suo tessuto urbano, puntando su un progetto ambizioso: passare dalle "Zone 30" a una più ampia e inclusiva "Città 30". Il sindaco Sergio Giordani, nonostante le critiche del ministro delle infrastrutture Matteo Salvini, è determinato a perseguire questo obiettivo con gradualità e buon senso.
L'esperienza di Padova inizia nel 2019 con il primo esperimento nella zona di Palestro. Il Piano Urbano della Mobilità Sostenibile (Pums) diventa il documento guida che definisce chiaramente l'intenzione di trasformare il concetto di "Zona 30" in "Città 30". L'idea è estendere i limiti di velocità a 30 chilometri all'ora in tutte le strade che non svolgono un ruolo strategico nel traffico privato e pubblico, portando a un miglioramento della sicurezza stradale e alla riduzione della gravità degli incidenti.
Il sindaco Giordani spiega che questa transizione avverrà con saggezza, garantendo un approccio graduale. La città di Padova, infatti, ha già implementato quasi 55,7 chilometri di strade con limite a 30 chilometri orari, concentrandosi soprattutto nelle zone residenziali. Tuttavia, fino ad oggi, nessuna multa è stata emessa per le infrazioni a questa ordinanza, e il sindaco sottolinea la necessità di una guida responsabile da parte dei conducenti.
L'assessore alla mobilità Andrea Ragona aggiunge che questa iniziativa è stata accolta positivamente dai residenti e che la richiesta di zone a 30 chilometri orari proviene soprattutto da loro. Il Pums fornisce una direzione chiara: intervenire nelle zone residenziali senza influire sulle arterie principali e la circonvallazione. Ragona spiega che l'abbassamento della velocità in queste zone non solo aumenta la sicurezza ma non impatta significativamente sui tempi di percorrenza, poiché velocizzare nelle strade urbane spesso comporta frequenti rallentamenti e frenate.
Tuttavia, il centrodestra padovano, incluso il partito di Salvini, critica la decisione. Alcuni esponenti della Lega definiscono l'iniziativa "ridicola" e la considerano il risultato di scelte ideologiche che mancano del senso della realtà. Molti suggeriscono che le misure siano prese senza le necessarie verifiche statistiche in termini di riduzione degli incidenti, abbassamento dell'inquinamento e cambiamenti nei tempi di percorrenza.
La polemica si estende anche ai cittadini, alcuni dei quali lamentano che, nonostante l'implementazione delle zone a 30 chilometri orari, la situazione del traffico non è migliorata significativamente, e il rispetto dei limiti di velocità è scarso.
Un caso emblematico è rappresentato dal quartiere Palestro, dove la velocità media è scesa a 28 chilometri orari, ma il traffico resta problematico. I residenti del quartiere sostengono che le limitazioni alla velocità siano insufficienti, suggerendo una ridefinizione complessiva dello spazio urbano per migliorare la sicurezza.
La discussione si allarga anche a Treviso e Mestre, dove si sta valutando la possibilità di estendere le zone a 30 chilometri orari nelle zone residenziali. Il dibattito evidenzia la necessità di trovare un equilibrio tra la sicurezza stradale e la gestione efficiente del traffico urbano, tenendo conto delle esigenze dei residenti e delle reali conseguenze delle misure adottate.
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