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giorno della memoria

La storia di Luigia e la vergogna di Vo

All’incontro “Pietre per la memoria”, il coraggio di mamma Modena Colorni e il campo di concentramento sui colli padovani.

La storia di Luigia e la vergogna di Vo

Il pubblico dell'incontro per il Giorno della memoria

Nella Giornata della memoria, il museo dei Grandi Fiumi, in collaborazione con Aqua ed alcune scuole cittadine (la media Casalini e il liceo Celio Roccati), ha organizzato l’incontro “Pietre per la memoria”, con il patrocinio del Comune di Rovigo. L’evento, inizialmente previsto al Museo dei Grandi Fiumi, si è invece svolto, per problemi tecnici, ieri mattina alla Gran Guardia alla presenza di un nutrito numero di scolaresche dei due istituti rodigini con i loro insegnanti e, per i saluti istituzionali, dell’assessore al welfare Mirella Zambello, che ha ricordato la cittadinanza rodigina onoraria del comune conferita a Liliana Segre (nel 2019), e della presidente della commissione pari opportunità. Daniela Guagliumi.

Protagonista della storia raccontata alla Gran Guardia Luigia Modena Colorni, ebrea veneziana trapiantata rodigina e vittima dello sterminio, la cui vicenda è stata ricordata dal conservatore del museo, Chiara Vallin, citando fra le fonti il libro di Daniele Spadon “Oltre il ghetto”, edito dal liceo scientifico di Rovigo, e l’Itinerario di genere di Rovigo, realizzato dalla docente Rosanna Beccari con i suoi studenti del liceo Paleocapa.

A Luigia Gina Modena in Colorni (nata nel 1881), insolita ‘madre coraggio’ che scelse di rimanere a Rovigo per ricevere notizie del figlio fino alla deportazione senza ritorno nel ’44, il comune di Rovigo ha dedicato una via dietro al Duomo e una pietra d’inciampo, inaugurata nel 2022, davanti alla sua casa in via Piva.

Luigi Contegiacomo, ex direttore dell’Archivio di Stato ed ora presidente dell’Istituto Polesano per la Storia della Resistenza e dell’età contemporanea, ha illustrato ai giovani i luoghi degli ebrei a Rovigo, conservati dalla toponomastica: dal ghetto (uno dei primi della storia dalla fine del ‘300) alle varie vicende dei due cimiteri e delle sinagoghe. Il suo dettagliato excursus si è poi spostato sul primo campo di concentramento delle nostre zone, che fu allestito a Vo, in un’antica villa veneta, dove furono deportati circa settanta ebrei dal padovano e dal Polesine, dal 5 dicembre 1943, a pochi giorni dalla circolare ministeriale di Bufalini (30 novembre ’43), con la quale iniziarono di fatto le persecuzioni antisemite fasciste. Infine il relatore ha concluso dimostrando con alcuni mirati esempi come la toponomastica, ovvero le intitolazioni urbanistiche, dipendano dai momenti storici e dalle influenze politiche. L’iniziativa è stata arricchita dalla lettura di brani autobiografici di internate, a cura di alcuni studenti delle scuole.

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