VOCE
ADRIA
03.02.2024 - 18:49
Grido d’allarme lanciato dagli studenti del liceo Bocchi Galilei che chiedono di fermare le estrazioni
ADRIA - L’ultima speranza per fermare nuove trivellazioni per l’estrazione di idrocarburi in Alto Adriatico è affidata al presidente della Repubblica Sergio Mattarella affinché non promulghi il “Decreto energia” già approvato da Camera e Senato che autorizza tali estrazioni. E tra qualche settimana al Quirinale arriverà il “grido di dolore” delle comunità polesane attraverso il documento presentato da Italia nostra in attesa di raccogliere più firme possibile da parte della popolazione.
Sottoscrizione avviata ieri mattina ad Adria al termine della manifestazione che ha visto primo firmatario Moreno Gasparini nella doppia veste di sindaco di Loreo e presidente dell’Ente parco regionale Veneto Delta del Po. Nel frattempo il sindaco di Adria Massimo Barbujani ha annunciato che sabato 17 febbraio in largo Mazzini sarà allestito un banchetto per raccogliere altre adesioni. Ed ha inviato gli altri sindaci polesani a fare altrettanto nelle giornate di mercato. Molte le fasce tricolori presenti ieri mattina in piazza Cavour, soprattutto di comuni dell’Altopolesine, compresa Cavarzere, accogliendo così l’appello lanciato alla vigilia da Gasparini rilevando che “il problema non riguarda il Delta, ma il Polesine e il Veneto”.
La Regione era rappresentata dall’assessore Cristiano Corazzari insieme ai consiglieri regionali Laura Cestari (Lega), Elena Ostandel (Il Veneto che vogliamo) e Andrea Zanoni (Pd), mentre Graziano Azzalin ha rappresentato Palazzo Celio. Inoltre hanno partecipato le diverse associazioni ambientaliste raccolte nel comitato Polesine-No trivelle guidato da Vanni Destro, oltre ad alcune scolaresche. Le presenze sono state stimate tra le 400 e 500, studenti compresi, sicuramente non quella massiccia adesione popolare sui cui speravano gli organizzatori. Studenti a parte, dunque, i presenti erano in larga parte “addetti ai lavori” tra esponenti politici e militanti dei movimenti ambientalisti.
Questo conferma, purtroppo, che la gravità del problema che incombe sul Polesine, la subsidenza, ovvero l’abbassamento del terreno rispetto al livello del mare, non è percepito dalla popolazione nella sua irreparabile e irreversibile gravità. Lascia per lo meno perplessi l’assenza di quelle categorie economico produttive dalla pesca, all’agricoltura, al turismo che sarebbero le prime a farne le spese. E’ stato sicuramente un coro unanime contro le estrazioni da parte di tutti gli intervenuti: dai rappresentanti istituzionali pur appartenenti a diverse forze politiche, agli ambientalisti. Così l’unico intervento a scaldare i cuori e a raccogliere l’applauso più lungo è stato quello di Michelle Bovolenta attorniata da tutti i compagni di classe della 3^B linguistico del liceo Bocchi Galilei e, dello stesso istituto, erano presenti gli studenti della 3^E scientifico scienze applicate.
“Quello che abbiamo sentito - ha affermato - contribuisce a creare in noi ragazzi il timore che il nostro futuro qui potrebbe essere seriamente compromesso a causa delle trivellazioni. Non solo il nostro futuro potrebbe essere a rischio, anche quello dei nostri figli e nipoti. Il territorio in cui oggi viviamo, entro il 2100 sarà sott’acqua, noi saremo costretti a trasferirci, a lasciare tutti i nostri beni, le nostre case, i nostri ricordi, i nostri affetti, per colpa di un’attività estrattiva che fungerebbe solamente da ‘tampone’ per il nostro fabbisogno energetico”.
E ancora: “Trivellare non può essere una soluzione che risolve il problema, in quanto le risorse sarebbero abbastanza solamente per accontentare il fabbisogno di un anno e non di più. Chiediamo a coloro che sono qui di dimostrare la propria contrarietà, di portare fino in fondo questa battaglia comune con coraggio e determinazione. Chiediamo in particolare ai politici, ai deputati di decidere per il bene del nostro Paese, quindi di ritornare sulla decisione di trivellare, pensando anche a tutto ciò che potremmo perdere, a partire dai nostri tesori culturali come Venezia e Ravenna ad esempio, le aree protette come il Delta del Po, fino ad arrivare a ciò che è più vicino a noi, come le case in cui siamo cresciuti, le nostre scuole, i luoghi che abbiamo sempre frequentato e che scompariranno assieme a tutti i ricordi che vi abbiamo lasciato”.
Sul disperato grido l’allarme lanciato dagli studenti, cala il sipario sulla manifestazione adriese con la triste consapevolezza che il Polesine è sempre più solo mentre Layla Marangoni, sindaco di Taglio di Po, ha proposto di andare a protestare a Roma.
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