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LA BUONA SANITA'

Rinasce con un intervento eccezionale

Il racconto del paziente di Costa di Rovigo salvato grazie ad un innovativo intervento al cuore

Rinasce con un intervento eccezionale

E’ polesano il primo trapiantato di cuore da paziente in morte cardiaca, un evento eccezionale celebrato anche dal presidente del Veneto Luca Zaia e come ha detto il medico che ha operato: “Ha aperto la via ad una nuova frontiera della medicina”.

“Sono passati nove mesi e un giorno, e tutto va bene - Ha esordito così Francesco, 46 anni che, senza risparmiarsi, ha raccontato la sua storia - Sono nato con una cardiopatia congenita e già nel 1982 son stato operato una prima volta. Il secondo intervento è stato nel 2018 e, anche se pareva fosse andato tutto bene, le cose per me non andavano. Sono stati costretti a cambiarmi la valvola mitrale ma, per non andare ad intaccare la valvola aortica, sono stati costretti a mettermene una più piccola perché diversamente l’intervento aveva un’alta possibilità di non riuscire e rischiavo la morte. Io non ce la facevo più - continua Francesco - Dopo una serie infinita di esami e di prove, nel 2020 ho contattato il professor Gerosa per il trapianto”.

E ancora una serie infinita di esami e di test per poter entrare in lista e, finalmente, “il 12 ottobre ci sono riuscito. Da quel momento l’attesa è stata estenuante, fino a quando il 5 maggio del 2023 mi hanno chiamato per firmare. Il nuovo protocollo prevedeva infatti che i trapianti si potessero fare anche con il cuore di una persona con morte cardiovascolare, mentre fino a quel momento era possibile solo con morte cerebrale. Ero con mia mamma e con mio papà e non ho nemmeno aspettato che leggesse tutta la documentazione che ho chiesto di poter firmare perché non ne potevo davvero più. Mentre per molti il pensiero del trapianto è pesante per tutto quello che può accadere, per me è stato un grande sollievo perché potevo avere l’opportunità di averci provato fino in fondo. Il giorno dopo sono tornato al lavoro e il 10 maggio, mentre ero sul posto di lavoro, ho ricevuto la telefonata dall’ospedale. Mi chiedevano di andare su quanto prima”.

Senza rendersene conto ha urlato “ci siamo, immediatamente i miei colleghi mi hanno guardato e mi hanno detto ‘vai!’. Sono tornato a casa e senza dire niente a nessuno ho preparato la valigia raccontando ai miei genitori che dovevo andare per alcuni accertamenti. Lo sapeva solo mia sorella alla quale ho detto di stare vicina a mamma e papà. La mattina seguente, l’11 maggio, compleanno di mio papà, sono entrato in sala operatoria alle 9.30 mentre il professor Gerosa è arrivato alle 15,30, si è avvicinato a mio padre che nel frattempo mi aveva raggiunto e gli ha battuto il pugno dicendo ‘cominciamo’”. Solo alle 21,30 quando è uscito è tornato dai genitori e li ha salutati con un ‘ce l’abbiamo fatta!’”.

Francesco continua: “Sono stato 20 giorni in terapia intensiva e in semintensiva poi sono tornato a casa. Finalmente la vita continua ed è tutta un’altra vita. Prima dell’intervento quando andavo a camminare con i miei genitori per perdere peso, ogni 10 metri ero costretto a fermarmi e loro mi spronavano. Oggi quando andiamo a camminare, sono io a spronare loro”.

La storia di Francesco, al quale tutti augurano il meglio per il futuro, è già entrata nei libri di storia della Medicina come una tappa fondamentale nella chirurgia cardiaca. Come ha ricordato il professor Gerosa, infatti, il successo di quel trapianto, portato a termine con un cuore fermo, ha aperto la via e oggi se ne contano 4 sempre a Padova e 17 in tutta Italia.

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